Attualità

Italia vs “pezzotto”: tutto da rifare

La piattaforma Piracy Shield non va: spesi finora circa 3 milioni di euro

di Angelo Vitale -

Massimiliano Capitanio, commissario Agcom


La lotta in Italia al “pezzotto” è tutta da rifare ma in molti si girano dall’altra parte o prendono tempo, nonostante un investimento milionario, la piattaforma Piracy Shield, finita nel mirino Ue.

La bacchettata Ue all’Italia

Da oltre un mese la Commissione Europea ha inviato una nota formale al ministro degli Esteri Antonio Tajani dopo numerose segnalazioni da parte di associazioni, imprese tech (Amazon, Google e Cloudflare) e organizzazioni per i diritti digitali. Nota arrivata sulla scrivania del vicepremier poiché la Farnesina rappresenta l’Italia presso l’Ue ed è responsabile delle risposte istituzionali alle richieste formali di Bruxelles.

Cosa dice la nota?

Formali apprezzamenti a parte, solleva serie preoccupazioni sull’effettiva conformità di Piracy Shield con il Digital Services Act e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.

Non un rischio, ma una scandalosa realtà. C’è stato overblocking: Piracy Shield è stata protagonista di numerosi episodi di blocco eccessivo come quello del 19 ottobre scorso con la sospensione di servizi legittimi come Google Drive e Cloudflare per diverse ore, coinvolgendo milioni di utenti italiani, non solo dando un freno ai siti del “pezzotto” che diffondono gli eventi sportivi violando i diritti tv.

Capitanio minimizzò

All’epoca il commissario Agcom che aveva varato la piattaforma, Massimiliano Capitanio, minimizzò la questione provando perfino ad addossarne gli effetti a Google.

Nessuno critica anche oggi l’autonomia dell’Authority e di Capitanio, deputato leghista diventato commissario nel 2022 (governo Draghi) con il sostanziale favore di centrosinistra e centrodestra: una “nomina di ruota”, si disse, per sostituire il deceduto predecessore Enrico Mandelli.

Il conflitto di interessi, il furto del codice sorgente

Ma gli aspetti singolari di Piracy Shield, costata finora 2,65 milioni di euro, proseguono con il fatto che la gestione operativa della piattaforma sia affidata alla società SP Tech, controllata dalla Lega Serie A.

E’ una piccola startup ritenuta emanazione dello Studio Previti. Un chiaro conflitto tra interesse pubblico (difesa dei diritti digitali e libertà della Rete) e interesse privato (proteggere i propri ricavi dalla pirateria), opachi – se non inesistenti – i controlli, inevase le richieste di maggiore accountability e supervisione pubblica, chiedendo maggiore accountability e supervisione pubblica, sospetti su come SP Tech gestisca sicurezza informatica e privacy dopo che nel marzo del 2024 il codice sorgente di Piracy Shield era stato rubato e pubblicato su GitHub da un hacker per protesta.


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