Esteri

Kherson sotto il fuoco russo. Zelensky ammette le difficoltà

di Ernesto Ferrante -


L’esercito russo ha preso di mira la regione di Kherson per 91 volte nelle ultime 24 ore. Tre civili sono rimasti uccisi e altri otto feriti. In totale sono stati sparati 528 proiettili da mortai, artiglieria, lanciarazzi multipli Grad, carri armati, aerei e droni.

I vertici militari ucraini hanno affermato che nella notte le truppe russe hanno lanciato più di 20 raid con 25 droni Shahed di fabbricazione iraniana e con due missili X-59, contro il sud e l’est dell’Ucraina. Secondo Kiev, nei mesi scorsi Mosca ha ammassato droni e missili per preparare una campagna invernale con attacchi sistematici contro le infrastrutture energetiche.

Il conflitto “è in una nuova fase”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un’intervista all’Ap pubblicata sul suo sito web, ha ammesso le difficoltà sul campo: “Abbiamo una nuova fase di guerra, e questo è un dato di fatto. L’inverno nel suo insieme è una nuova fase della guerra”.

A una domanda sulla sua soddisfazione per i risultati della controffensiva, l’ex comico ha risposto che “non ci stiamo ritirando, sono soddisfatto”, anche se “stiamo perdendo persone, e di questo non sono soddisfatto. Non abbiamo avuto tutte le armi che volevamo, non posso essere soddisfatto, ma non posso nemmeno lamentarmi troppo”.

“Volevamo risultati più rapidi e da questo punto di vista, purtroppo, non abbiamo ottenuto i risultati desiderati. E questo è un dato di fatto”, ha ammesso ancora. Il presidente è preoccupato che la guerra tra Israele e Hamas possa oscurare quello che accade dalle sue parti: “Stiamo già vedendo le conseguenze del cambiamento di orientamento della comunità internazionale a causa della tragedia in Medio Oriente. Solo i ciechi non se ne accorgono. L’attenzione equivale ad aiuto. Mancanza di attenzione significherà mancanza di aiuto. Combattiamo per ogni piccola attenzione. Senza attenzione, potrebbe esserci debolezza nel Congresso (degli Stati Uniti)”.

Per il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, c’era un’intesa con l’Ucraina per porre fine alle ostilità, ma Boris Johnson non fu d’accordo e chiese la loro continuazione: “C’era un accordo e lui era lì, a Istanbul, alla fine di maggio (del 2022), dopo diversi turni di trattative. Tre sessioni in Bielorussia, e l’ultimo a Istanbul. E l’accordo era stato raggiunto, come ha confermato uno dei partecipanti al negoziato, del gruppo di Zelensky, David Rahamja, componente della delegazione a Istanbul. Ma Boris Johnson venne e disse: ‘no, dovreste continuare la guerra’, ha dichiarato Lavrov durante la conferenza stampa a Skopje per l’incontro dei ministri degli Esteri dell’Osce, come riferito dalla Tass.

Durissima la sua bordata a Blinken e Borrell: “Se ne sono andati. Perché sta succedendo questo? Beh, probabilmente pensano che così facendo enfatizzano la loro intenzione di isolare la Russia. Ma penso che siano semplicemente dei codardi, hanno paura di qualsiasi colloquio onesto davanti ai fatti”.

La Russia non intende “rivedere i suoi obiettivi”. Il capo della diplomazia russa è stato chiarissimo: “Non vediamo nessun segnale da Kiev o dai suoi padrini circa la loro disponibilità a cercare alcun tipo di accordo politico. E noi non vediamo alcuna ragione di rivedere i nostri obiettivi”.

Un cittadino italo-russo è stato arrestato in Russia per il deragliamento di un treno vicino a Ryazan, a sudest di Mosca, considerato dalle autorità un atto di sabotaggio ad opera degli ucraini. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa Interfax, specificando che l’uomo “residente a Ryazan, nato nel 1988, è coinvolto in atti di sabotaggio e terrorismo nelle infrastrutture militari e di trasporto nella regione di Ryazan”.

L’arresto è stato condotto dall’Fsb, il servizio segreto interno russo, che accusa il 35enne – identificato dai media di Mosca in Ruslan Sidiki – anche di aver organizzato un attacco con droni all’aeroporto militare di Dyaghilevo. L’uomo, sostiene l’Fsb, avrebbe ammesso di essere stato reclutato a febbraio dall’intelligence ucraina a Istanbul e di aver poi seguito un addestramento per compiere azioni di sabotaggio in Lettonia “con la partecipazione diretta dell’esercito lettone”.

“Il 20 luglio scorso, su istruzioni dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, ha fabbricato ordigni esplosivi con i quali ha equipaggiato quattro droni e li ha utilizzati per effettuare un attacco all’aeroporto militare di Dyaghilevo”, hanno fatto sapere i servizi russi. L’11 novembre ha poi fatto saltare “la linea ferroviaria nella regione di Ryazan mentre passava un treno merci, provocando il deragliamento di 19 vagoni, mentre 15 si sono ribaltati”.

Nel corso dell’indagine sono stati sequestrati al sospettato componenti per la fabbricazione di esplosivi e ordigni esplosivi, apparecchiature di comunicazione e supporti elettronici “contenenti foto e video dei crimini commessi”.

Il comitato investigativo della Federazione russa, ha rivelato che il fermato ha ammesso la sua colpevolezza in merito alle accuse che gli sono state mosse: avere organizzato un attacco con droni carichi di esplosivo contro la base militare di Dyagilevo, nella regione di Ryazan, nel luglio scorso, e avere compiuto un attentato esplosivo a una ferrovia nella stessa regione l’11 novembre scorso, provocando il deragliamento di un treno merci.

I servizi del Cremlino hanno ammesso anche che Sidiki è stato addestrato a compiere attentati con l’impiego di esplosivo in Lettonia, “con la partecipazione diretta dei servizi speciali lettoni”.

Sidiki sarebbe entrato a far parte della legione “Freedom of Russia”, bandita nel paese. E ora viene accusato di terrorismo internazionale e disastro ferroviario.

“L’adesione dell’Ucraina all’Ue non coincide con gli interessi nazionali dell’Ungheria. Si può prevedere che non ci sarà un accordo e allora andrà in frantumi l’unità europea”. Così il premier ungherese, Viktor Orban, in un’intervista a Kossuth Rádió.

“L’unità può essere difesa evitando di mettere all’ordine del giorno le questioni su cui non c’è accordo”, ha spiegato Orban suggerendo di stralciare il punto dall’agenda del vertice dei leader europei del 14-15 dicembre.

“L’impegno della Santa Sede rimane inalterato e continua a riguardare soprattutto le questioni umanitarie, in particolare il rimpatrio dei minorenni ucraini”. Lo ha ribadito il card. Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, prima di partire per Dubai per la Cop28.

“I vari scambi di informazioni tra la parte ucraina e quella russa, tramite le Nunziature Apostoliche presenti nei due Paesi, hanno reso possibili accertamenti su decine di bambini. Un esito incoraggiante, raggiunto anche grazie all’interessamento esplicito della Santa Sede, come lo ha indicato l’Ufficio del Commissario presidenziale per i Diritti del bambino della Federazione Russa, è stato il rimpatrio di Bogdan Yermokhin, avvenuto la sera prima di compiere 18 anni”, ha precisato Parolin ai media vaticani a proposito dell’orfano di Mariupol che era stato convocato dall’ufficio di leva russo rischiando di combattere contro il suo Paese al compimento dei 18 anni.

“Inoltre, il meccanismo avviato in seguito alla missione del cardinale Zuppi si sta perfezionando, promettendo risultati migliori. Speriamo che questo sforzo apra la strada al dialogo anche su altre questioni”. Questo l’auspicio del cardinale.


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