Esteri

KIEV E I DRONI IRANIANI

di Ernesto Ferrante -


L’Iran ha ammesso per la prima volta di aver venduto droni alla Russia, ma prima dell’inizio dell’operazione speciale in Ucraina. Dopo settimane di smentite, il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian (nella foto), ha corretto il tiro. “Il polverone sollevato da alcuni Paesi occidentali, secondo cui l’Iran avrebbe fornito missili e droni alla Russia per aiutare la guerra in Ucraina, è completamente sbagliato. La parte relativa ai droni è vera e abbiamo fornito alla Russia un piccolo numero di droni mesi prima della guerra in Ucraina”, ha rivelato il capo della diplomazia di Teheran, citato dall’agenzia Irna.

Teheran e Kiev avevano anche fissato un incontro per discutere dell’argomento, poi c’è stata un’inaspettata retromarcia. “Avevamo concordato con il ministro degli Esteri ucraino di fornirci i documenti in loro possesso secondo i quali la Russia avrebbe utilizzato droni iraniani in Ucraina, ha detto Amirabdollahian, ma la delegazione ucraina si è tirata fuori dall’incontro previsto all’ultimo minuto”.
Il ministro ha comunque assicurato che il suo Paese “non rimarrà indifferente” se verrà dimostrato che Mosca ha usato gli Shahed-136 nei suoi terrificanti raid.
Si affievoliscono di nuovo le speranze di pace. L’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoli Antonov, non prevede un miglioramento a breve dei rapporti Russia e Usa. In un’intervista all’agenzia di stampa Tass, Antonov ha dichiarato testualmente: “Crediamo fermamente che il dialogo tra i nostri Paesi sia necessario, non solo nell’interesse della Russia e degli Stati Uniti, ma nell’interesse dell’intera comunità internazionale”.

Il Cremlino non crede ad “un possibile miglioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Russia, almeno in una prospettiva di medio termine, nelle attuali condizioni diplomatiche”. Il diplomatico di Omsk ha affermato che i tentativi degli Stati Uniti per eliminare la Russia dalla scena internazionale sono falliti: “È impossibile cancellare la Russia. Ci sono questioni che non possono essere risolte senza la partecipazione della Russia, come la stabilità strategica, la non proliferazione delle armi nucleari, la sicurezza informatica globale o il cambiamento climatico”.

L’ambasciatore ha infine ricordato a Biden che “tutti i Paesi del mondo hanno gli occhi puntati su entrambe le potenze”, sottolineando la “particolare responsabilità di entrambi i Paesi per la pace e la stabilità internazionale”.
La mobilitazione straordinaria annunciata a settembre da Putin, non starebbe dando i frutti sperati. E’ quanto sostiene l’intelligence britannica nel consueto aggiornamento sulla guerra in Ucraina, secondo cui le nuove truppe inviate al fronte vengono dispiegate con “poco o nessun addestramento”. “A questi problemi, scrivono gli 007 di sua maestà su twitter, si aggiungerà l’ulteriore ciclo di coscrizione regolare autunnale, annunciato il 30 settembre e iniziato il primo novembre, che di solito prevede l’ingresso di altri 120.000 effettivi. I nuovi coscritti mobilitati hanno probabilmente una formazione minima o nulla. Le forze russe si stanno addestrando in Bielorussia a causa della carenza di personale addestrativo, munizioni e strutture in Russia. Il dispiegamento di forze con un addestramento scarso o nullo fornisce una scarsa capacità di combattimento offensivo aggiuntivo”.Nuove armi per Zelensky. “Siamo sinceramente grati a Olanda, Stati Uniti e Repubblica Ceca per aver fornito un supporto significativo e tanto necessario: 90 carri armati T-72. Le forze armate ucraine avanzano e hanno bisogno di questo equipaggiamento. Apprezziamo l’aiuto dei partner. Insieme sosteniamo la difesa della libertà e della democrazia!”, ha cinguettato il presidente ucraino dopo l’invio di altro materiale dai tre Paesi. Il gruppo Wagner ha inaugurato un centro di tecnologia militare a San Pietroburgo. Il suo fondatore, Yevgeni Prigozin, ha spiegato che “il Pmc Wagner Center” è “un complesso di edifici che ospitano inventori, sviluppatori di progetti, specialisti informatici, produttori sperimentali e varie aziende in fase di avviamento”. L’obiettivo di Prigozin è “fornire un ambiente confortevole per la generazione di nuove idee per migliorare le capacità di difesa della Russia”. Per Konstantin Dolgov, il centro sarà un “think tank, dove le persone, unite da un unico obiettivo, lavoreranno all’attuazione di determinati compiti a beneficio della Federazione Russa”.


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