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Ko Cinquestelle ma Conte rilancia: “Da domani più attenzione ai territori”

di Maurizio Zoppi -

GIUSEPPE CONTE POLITICO ©imagoeconomica


La peggiore sconfitta degli ultimi 10 anni. Il movimento 5 stelle nell’ultima sfida elettorale nelle regioni della Lombardia e del Lazio ha espresso il peggio di sè. L’esito ha un sapore amaro in casa dei pentastellati. Il risultato ottenuto nelle scorse elezioni assegna alla coalizione disegnata da Giuseppe Conte la peggiore performance di sempre. Cambiano i leader, passano gli anni e le legislature, ma il Movimento cinque stelle continua a non fare breccia nei cuori dei cittadini, rispetto alle elezioni locali. Per ricordare qualche buona percentuale di voto, dobbiamo andare al vecchio partito di Beppe Grillo, il quale tra il 2014 e il 2016 era riuscito a piazzare un buon numero di sindaci pentastellati, che nel corso degli anni si sono sciolti come neve al sole.
Ma a partire dall’era di Luigi Di Maio e poi anche con l’ex premier Giuseppe Conte, il partito ha fatto tristemente i conti con una serie continua di fallimenti durante la prova delle urne, quando si tratta di selezionare amministratori sul territorio. Gli elettori, nel momento in cui devono scegliere il loro futuro sindaco o presidente di Regione, abbandonano costantemente le prospettive politiche della lista del M5s.
L’ultimo test elettorale in Lombardia e nel Lazio è stato molto esplicativo da questo punto di vista: in Lazio la candidatura fallimentare di Donatella Bianchi a presidente ha ostacolato il percorso di Alessio D’Amato verso la successione di Nicola Zingaretti, mentre in Lombardia l’alleanza con il Partito Democratico non ha certamente contribuito a far sì che Pierfrancesco Majorino potesse minimamente competere con Attilio Fontana. Ma, nonostante l’evidenza dei numeri, Conte pare che continui a giustificarsi. Anzi rivendica addirittura un Movimento in crescita e accusa il Pd della sconfitta nefasta: “C’è qualcuno che suona già le campane a morto per il M5S. Non esagererei, non faccio grande affidamento sui sondaggi ma ne è appena uscito uno che ci vede in continua a crescita”. “Io capisco che il Pd è in fase congressuale e ha i suoi problemi interni, ma ascoltare il redivivo Letta rendere dichiarazioni entusiastiche, che sembra stappare bottiglie di champagne sulla performance del Pd, francamente…”, ha osservato l’ex premier, per poi scagliarsi in modo ancora più feroce contro l’ex alleato. “Se immaginiamo in particolare il Lazio dove c’è un candidato indicato da Letta e Calenda, che consegnano la Regione al centrodestra, avrei poco da festeggiare. Ma se si accontentano così…”, ha chiosato il presidente pentastellato.
Per quanto riguarda la sconfitta alle urne che ha investito anche i 5S, Conte non si è limitato a criticare Letta ma ha anche dichiarato: “Già da domani avremo i coordinatori territoriali che ci mancano per intavolare un dialogo con i territori molto più serrato e costante, questo è quello di cui abbiamo bisogno sicuramente – e ha aggiunto –. Il risultato non è soddisfacente ma dobbiamo continuare a lavorare, per noi contano i programmi, a noi non interessa vincere con un cartello elettorale, fermo restando che oggi cartelli elettorali non ci avrebbero portato da nessuna parte perché la somma algebrica ci avrebbe dati per perdenti. In politica conta anche la coesione, la forza delle proposte politiche non un’accozzaglia, un semplice cartello elettorale non ci avrebbe portato da nessuna parte”.
Nel frattempo l’ex premier fa ancora una volta i conti con le urne e colleziona nel suo palmarès la quarta sconfitta consecutiva quando si confronta con gli elettori. Strategia o pochezza politica? I numeri non mentono e testimoniano come il Movimento 5 stelle sia crollato nelle due regioni che pochi giorni fa sono andate al voto.
Il 4 marzo 2018 la candidata a governare il Lazio, Roberta Lombardi, aveva ottenuto il 26,9%, con 834.995 di voti in termini assoluti; quest’anno la Bianchi non è riuscita ad andare oltre l’11,2%.
La lista grillina è passata dal 22,1% delle penultime Regionali in Lazio al 15% delle Politiche 2022 per arrivare al 8,9% odierno. In Lombardia è andata anche peggio: si va dal 17,8% del 2018, al 7,5% dello scorso settembre fino a giungere all’attuale, scarso 3,9%.

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