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La 13enne violentata a Catania riconosce gli stupratori. Il Dna estratto è dell’ultimo fermato

di Eleonora Ciaffoloni -


“E’ lui, uno dei due che mi hanno violentata”, ha detto senza esitazioni e con estrema lucidità la 13enne di Catania nel riconoscere il settimo fermato dai Carabinieri. La giovane è stata vittima di uno stupro di gruppo avvenuto martedì scorso nei bagni pubblici della Villa Bellini di Catania, alla presenza del fidanzato 17enne.

L’indagato fermato per ultimo e riconosciuto è da poco maggiorenne e sarà quindi trattato dalla Procura distrettuale, mentre quella per i minorenni ha un fascicolo su altri due dei sette egiziani coinvolti.

La 13enne ha complessivamente identificato tre componenti del branco: un minorenne e un maggiorenne che l’avrebbero violentata e un altro egiziano che la bloccava impedendole di sottrarsi agli abusi. A contribuire al riconoscimento degli altri 5 membri, oltre a uno di loro che ha collaborato con gli inquirenti, sarebbe stato anche il fidanzato della 13enne, costretto ad assistere allo stupro mentre veniva tenuto fermo.

Intanto, proseguono le indagini: il terzo Dna, estratto dalle tracce biologiche prelevate dagli indumenti della 13enne assalita dal branco, coincide con quello del settimo fermato che era stato sottoposto a tampone per prelevare materiale biologico da confrontare con le tre tacce ematiche, seminali e salivari trovate sugli slip della ragazzina. 

Per l’accusa è la conferma della sua partecipazione agli abusi commessi ai danni della 13enne che lo ha accusato e riconosciuto nel confronto ‘all’americana’ che si è svolto alla presenza del magistrato che coordina le indagini dei Carabinieri di Catania.

Si terrà questa mattina, nel Palazzo di Giustizia di Catania, l’interrogatorio di garanzia, davanti al gip Carlo Umberto Cannella, dei cinque giovani fermati dai carabinieri. Il procuratore aggiunto ha chiesto la convalida del provvedimento e l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro degli indagati e degli arresti domiciliari per il quinto che, durante le prime fasi delle indagini, ha collaborato all’identificazione del branco che avrebbe partecipato alle violenze. 


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