Per Abbonati

La battaglia del grano, blitz Coldiretti a Bari

di Giovanni Vasso -

PIETRO PICCIONI DIRETTORE PROVINCIALE COLDIRETTI PUGLIA


Sprofonda il prezzo del grano, s’impenna quello della pasta. E i contadini, che oltre al danno del mancato guadagno si beccano pure la beffa d’esser tacciati per speculatori, non ci stanno e si presentano al porto di Bari a protestare contro un rifornimento di cereali arrivato direttamente da Vancouver. Ieri mattina la protesta degli agricoltori pugliesi, capitanati da Coldiretti, che denunciano le “manovre speculative” degli importatori che non acquistano più dall’Italia bensì preferiscono comprare merce proveniente da Oltre oceano.

I numeri diffusi da Coldiretti sono sorprendenti. Secondo l’organizzazione degli agricoltori, le importazioni di grano duro dal Canada sono aumentate del 747 per cent. In un anno, in pratica, s’è passato da 33,8 milioni ad addirittura 286,2 milioni di tonnellate importate dal Nordamerica. “Non è accettabile che di fronte all’aumento del 14 per cento del prezzo della pasta al consumo rilevato dall’Istat a maggio, il grano duro nazionale necessario per produrla venga sottopagato appena 33 centesimi al chilo”, tuonano da Coldiretti. Gli agricoltori accusano: “La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e di concorrenza sleale delle importazioni dall’estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Italia”. In Canada, infatti, è lecito l’utilizzo di glifosato, che invece è strettamente vietato dalla legislazione italiana. Ma non è tutto: “I ricavi non coprono infatti i costi sostenuti dalle imprese agricole e mettono a rischio le semine ma anche la sovranità alimentare del Paese con il rischio di abbandono di buona parte del territorio nazionale”. E non basta: “Le superfici agricole coltivate a grano duro, secondo le prime previsioni del Masaf per quest’anno, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione dell’1,6 % rispetto all’anno precedente secondo le ultime rilevazioni Istat. In Italia – sottolinea Coldiretti – 200mila aziende agricole italiane sono impegnate a fornire grano di altissima qualità con una filiera nazionale della pasta che realizza una produzione di 3,6 milioni di tonnellate (un quarto di tutta quella mondiale) conta 360 imprese e circa 7500 addetti, per un valore complessivo di circa 5 miliardi di euro a fronte di un consumo nazionale di pasta che raggiunge in media 23 chili all’anno pro capite”.

Gli agricoltori chiedono equità e pari condizioni di accesso al mercato: “Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee”. Coldiretti inoltre ci tiene a “sottolineare che bisogna ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”. Del resto, questo è un preciso impegno che si è assunto la politica e in particolare il nuovo governo. Che, non a caso, ha intitolato il Ministero dell’Agricoltura alla sovranità alimentare. La ricetta istituzionale degli agricoltori è precisa: “È necessario riattivare da subito la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale è stata sospesa nell’ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e offre la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali”.


Torna alle notizie in home