Per la Bce di Lagarde “siamo in una buona situazione”, i tassi di interesse non si toccano
La Bce è pronta a confermare lo status quo sui tassi di interesse. Giovedì prossimo il Consiglio direttivo dovrebbe mantenere il tasso chiave al 2% per la quarta riunione consecutiva, accompagnando la decisione con il consueto messaggio rassicurante. L’economia e l’inflazione dell’Eurozona sono in “a good place”, cioè in una buona situazione. Una linea che la presidente Christine Lagarde ha già ribadito pubblicamente nei giorni scorsi. I dati macroeconomici sembrano sostenere questa impostazione. Nel terzo trimestre l’economia dell’area euro è cresciuta dello 0,3% su base congiunturale, un ritmo superiore alle previsioni formulate dalla stessa Bce a settembre. Anche sul fronte dei prezzi, pur con qualche sorpresa, il quadro resta sotto controllo. Secondo Eurostat l’inflazione si è attestata al 2,1% a ottobre 2025, in lieve calo rispetto al 2,2% di settembre e molto vicina al target del 2%.
Le ipotesi per il futuro
Il tema centrale per la Bce sui tassi di interesse non è tanto il dato attuale, quanto la traiettoria futura. L’inflazione si sta dimostrando più rigida del previsto, ma gli economisti ritengono che questo effetto sarà compensato da dinamiche più deboli nei comparti energetico e alimentare. Inoltre, il rinvio dal 2027 al 2028 del nuovo sistema europeo di scambio delle quote di emissione potrebbe spingere ulteriormente al ribasso le stime sull’inflazione del 2027. Per la prima volta, la Bce presenterà proiezioni fino al 2028. Secondo le attese, Francoforte potrebbe delineare uno scenario con un periodo prolungato di inflazione sotto il livello obiettivo, seguito da un ritorno al 2% proprio nel 2028. Una narrativa complessa dal punto di vista comunicativo, ma che rafforzerebbe la tesi dei policymaker secondo cui la discesa dell’inflazione sotto il target nei prossimi due anni sarà temporanea.
Il fattore crescita
Sul fronte della crescita, la politica sui tassi di interesse della Bce potrebbe beneficiare di revisioni al rialzo. Le stime indicano un Pil dell’Unione europea in aumento dell’1,4% nel 2025 e nel 2026, dopo l’1,1% del 2024, con un’ulteriore accelerazione all’1,5% nel 2027. Anche i sondaggi congiunturali segnalano una buona resilienza dell’economia europea almeno fino al 2026. Nel dibattito interno non mancano sfumature. Isabel Schnabel, considerata tra i “falchi” del Consiglio, ha ipotizzato in un’intervista a Bloomberg che la prossima mossa potrebbe essere un rialzo dei tassi, salvo poi precisare che non avverrà nel breve termine. In realtà, falchi e colombe sembrano concordare su un punto: i tassi di interesse della Bce resteranno fermi ancora a lungo.
L’orientamento della Bce di tagliare i tassi di interesse il prossimo anno
Anzi, per molti economisti il prossimo anno un taglio appare più probabile di un aumento. I rischi per l’inflazione restano orientati al ribasso: rallentano le pressioni salariali, i prezzi dell’energia restano bassi, l’euro potrebbe rafforzarsi e il dumping di beni cinesi potrebbe accentuare la disinflazione. Se l’inflazione dovesse scendere verso l’1,5% per diversi mesi, la Bce sarebbe chiamata a ricalibrare la sua strategia. Per ora, però, la linea è chiara: Bce, tassi di interesse fermi e messaggio invariato. Siamo, almeno ufficialmente, ancora in “a good place”.
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