Politica

La Camera respinge la proposta Fdi sul presidenzialismo (ma il centrodestra c’è)

di Adolfo Spezzaferro -


Hanno votato contro Pd-M5S-LeU, Italia Viva si è astenuta.

La Camera respinge la proposta di legge di FdI sul presidenzialismo: il centrodestra vota compatto a favore della riforma costituzionale, Pd-M5S-LeU contro, Italia Viva si è astenuta. La buona notizia per gli elettori di centrodestra è che la coalizione sembra rinsaldata. La brutta notizia, per tutti gli italiani, è che non passa una riforma cruciale per la nostra democrazia: l’elezione diretta del presidente della Repubblica.

La Pdl sul presidenzialismo “si intende interamente respinta”: lo ha annunciato nell’Aula di Montecitorio il vicepresidente Ettore Rosato con l’approvazione di tutti gli emendamenti al testo, ragion per cui non si è passati al voto finale. Questo perché è stato approvato l’emendamento M5S al testo che sopprime i primi quattro articoli con 236 sì, 19 astenuti (Iv) e 204 no. A favore ha votato il centrodestra, contro il centrosinistra ad eccezione dei renziani.

La proposta di legge, a prima firma della presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, punta ad introdurre in Italia un semipresidenzialismo simile a quello in vigore in Francia. Fuori Montecitorio, prima della votazione, la Meloni ha definito la Pdl “la madre di tutte le riforme per chiunque creda che la sovranità appartenga al popolo, per chiunque voglia una politica capace di decidere e di assumersi le responsabilità delle sue decisioni”.

Tra le reazioni a caldo, spicca l’attacco di Fabio Rampelli sferrato contro i dem. “Se ci fosse stata l’elezione diretta del capo dello Stato il Partito Democratico, in tutte le sue diverse forme nominalistiche, non avrebbe mai governato. La democrazia parlamentare è diventato il loro cavallo di Troia per assediare Palazzo Chigi. Salvo poi governare a colpi di fascistissimi decreti legge e fiducie. Sarà mai possibile riformare la Costituzione con questa sinistra? Sì ma solo se la riformano loro”. Così il vicepresidente FdI della Camera dei deputati.

Vediamo chi ci sta”, aveva detto poco prima in piazza Montecitorio la Meloni, affiancata dai deputati del suo gruppo dietro uno striscione con su scritto: “La partitocrazia mette in ginocchio la nazione. Il presidenzialismo è la soluzione”. Ebbene, a ben vedere sono mancati all’appello non pochi parlamentari del centrodestra (perfino in FdI). Numeri alla mano, dei 37 deputati di FdI ne sono mancati in Aula tre, di cui uno in missione ma gli altri due assenti non giustificati. In Forza Italia erano presenti 57 deputati su 80. Tra i non presenti, sette risultano in missione e 16 assenti non giustificati. Nella Lega a fronte di 133 deputati, hanno votato in 95. In missione ne risultano 13, 25 invece gli assenti non giustificati. Infine, dei 20 deputati di Coraggio Italia, due erano in missione e quattro assenti ingiustificati. Assenze ovviamente anche nel centrosinistra, soprattutto tra i banchi dei 5 Stelle.

Nello specifico, la proposta di legge, presentata a giugno 2018 alla Camera dalla Meloni e dagli altri deputati di FdI, è composta di 13 articoli ed è intitolata ​​ “Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l’elezione diretta del Presidente della Repubblica”. Tra le altre cose, il testo propone di modificare l’articolo 84 della Costituzione, introducendo l’elezione diretta e a suffragio universale del presidente della Repubblica. Come è noto, attualmente il capo dello Stato è eletto dai deputati, dai senatori e dai delegati regionali. La proposta di FdI prevede anche che il presidente della Repubblica presieda il Consiglio dei ministri, rimanga in carica per cinque anni (due in meno di quelli attualmente in vigore) e possa essere rieletto solo una volta. Allo stato attuale, la Costituzione non prevede limiti al numero di mandati per il Presidente. Ancora, il testo fissa ad almeno 40 anni l’età minima per essere eletto presidente della Repubblica. Le candidature infine devono essere presentate da un gruppo parlamentare presente in almeno uno dei rami del Parlamento o da almeno 200mila elettori.


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