Primo Piano

La Cassazione non cede. Cospito resta al 41 bis

di Rita Cavallaro -


Un venerdì di passione che si è concluso con una decisione destinata a scatenare lo scontro nelle piazze del Paese. La Cassazione, chiamata a pronunciarsi sul ricorso contro il 41bis per Alfredo Cospito, ha rigettato l’istanza e ha deciso che il simbolo degli anarchici in sciopero della fame da oltre quattro mesi resta al regime detentivo duro. Una pronuncia che è stata accolta con un solo grido: “Assassini”. E ora si temono violenze in tutta Italia, perché le frange di anarco-insurrezionalisti fino a ieri avevano minacciato a gran voce che, qualora Cospito fosse stato mantenuto al 41bis, avrebbero scatenato l’inferno. Gli Ermellini, infatti, erano chiamati a decidere non solo sul destino di un prigioniero pronto al sacrificio, ma portavano sulle spalle il peso di una decisione che avrebbe potuto scongiurare che il Paese finisse alla mercé dei terroristi. E di fronte alla fermezza del governo Meloni, che non ha mai fatto un passo indietro perché con mafiosi e anarchici non si tratta, il calice amaro è toccato alla Prima Sezione della Corte Suprema che, riunita in camera di consiglio dalle 10 del mattino e per l’intera giornata, ha valutato la fondatezza del ricorso presentato dalla difesa del detenuto, e si è pronunciata a sfavore del prigioniero. I cinque giudici hanno deciso, andando contro il parere del procuratore generale Piero Gaeta, che aveva chiesto un riesame sulla scelta dei magistrati di sorveglianza. Gli stessi Ermellini avevano anticipato per due volte la data dell’udienza, in considerazione delle condizioni di salute precarie di Cospito, il quale ora potrebbe nuovamente smettere di assumere integratori a base di potassio e riprendere il digiuno totale che, finora, gli ha fatto perdere circa 50 chili. Una flebile speranza per l’anarchico e per il suo avvocato Flavio Rossi Albertini, che aveva basato il ricorso per la revoca del carcere più duro anche in relazione a “fatti nuovi” non “sottoposti alla cognizione del Tribunale di Sorveglianza di Roma” e, in particolare, le motivazioni di una sentenza con la quale la Corte d’Assise capitolina ha assolto dall’accusa di associazione con finalità di terrorismo tutti gli imputati del processo, appartenenti a un centro sociale romano, con cui Cospito ha avuto “confronti epistolari”. E visto che lo scopo del 41bis non è infliggere una punizione aggiuntiva, ma è quello di evitare che un detenuto possa impartire ordini all’esterno, quell’assoluzione, secondo il difensore, sarebbe la dimostrazione che le comunicazioni tra Cospito e i personaggi del centro sociale non avevano l’obiettivo di manipolare una cellula di anarchici. Per la Cassazione, però, è fondata la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma, che aveva inflitto al terrorista condannato all’ergastolo per strage il regime detentivo del carcere duro. Una pronuncia che rende ancor più forte il principio che la legge è uguale per tutti e che non basta rifiutare di alimentarsi per sottrarsi ai provvedimenti della giustizia. Insomma, lo Stato ha risposto che non intende cedere alle minacce dei terroristi. Benzina sul fuoco per le frange di anarco-insurrezionalisti che, negli ultimi giorni, hanno alzato il vertice della tensione. E che dopo le telefonate che annunciavano una strage a Bologna, le lettere che promettevano attentati a morte contro manager di aziende strategiche italiane e dopo tutte le violenze scatenate nelle proteste di piazza contro la polizia, ieri dal Palazzaccio hanno dichiarato guerra al Paese. Prima hanno esposto striscioni contro il carcere duro: “Lo Stato democratico con il 41 bis tortura” e “Fuori Alfredo dal 41 bis”. Poi hanno promesso che, qualora la Cassazione avesse confermato il regime di massima sicurezza per il loro compagno, avrebbero scatenato l’inferno nel Paese. E, non appena preso atto della decisione degli Ermellini, si sono organizzati per creare scompiglio a Roma, una città già militarizzata fin dalle prime ore della mattina. Gli inquirenti, infatti, avevano previsto lo scenario che si è consumato alla Corte Suprema e hanno attuato un dispositivo di sicurezza elevato, con il controllo aereo sui cieli della Capitale e presidi di polizia per contenere i dimostranti nelle aree dove si erano dati appuntamento. Diversi i posti di blocco nella zona della stazione Termini, i blindati a protezione dei Palazzi del potere e i reparti speciali di finanza e polizia a piazza Cavour. Perché la minaccia è reale e imminente, come hanno più volte dimostrato le azioni degli anarchici. Che precisano: “Saranno responsabili di tutto quello che succederà”. Perché, giurano, se Cospito morirà, i suoi compagni si vendicheranno contro i responsabili. E nel mirino c’è il governo Meloni. Tanto più che Cospito non intende sospendere lo sciopero della fame, proprio per diventare un martire della lotta allo Stato. Il Comitato nazionale di bioetica, riunito in seduta plenaria, ha così deciso di proseguire l’analisi “in merito alle problematiche connesse all’autodeterminazione nel ricevere o meno i trattamenti sanitari offerti”.

Torna alle notizie in home