Esteri

La Cina e la ricerca sulle armi biologiche ricavate da specie marine

di Redazione -


di FERNANDO ORLANDI
Il rapporto rilasciato pochi giorni fa dal Dipartimento di Stato statunitense sul controllo degli armamenti e il rispetto delle trattati sottoscritti dagli stati per la prima volta contiene un sommario riferimento al segreto programma della Repubblica Popolare Cinese in tema di ricerche ad uso militare sulle neurotossine marine, così evidenziando l’accenno contenuto nella Biodefense Posture Review pubblicata lo scorso anno dal Pentagono, laddove si legge che a Pechino la “biologia è una nuova sfera della guerra”. Dichiarazione che troviamo nell’edizione del 2017 di Scienza della strategia militare, l’autorevole testo di riferimento pubblicato dall’Università della difesa nazionale dell’Esercito popolare di liberazione, nella nuova sezione sulla biologia.
Gli accenni in questi documenti pubblici del governo statunitense li troviamo declinati in modo evidente nel recente rapporto di ricerca del CCP BioThreats Initiative, assai più esplicito, seppure basato su fonti aperte. Rapporto che indica come le forze armate cinesi sono impegnate nello sviluppo segreto di armi biologiche, in quanto parte della loro strategia di guerra asimmetrica.
Washington era da anni al corrente delle ricerche cinesi, ma questa volta il problema è dichiarato pubblicamente e probabilmente gli americani cercheranno di inserirlo nelle discussioni che si terranno a Ginevra il prossimo agosto, nella riunione del Gruppo di lavoro sul rafforzamento della Convenzione sulle armi biologiche in vigore dal 1975. Convenzione cui la Cina ha aderito, ratificandola nel 1984, e purtroppo non rispettandola completamente, perché non ha non ha mai rivelato, come previsto, i dettagli dei suoi vecchi programmi in materia di armi biologiche. Dalla fine del 2019, a cavallo dell’esplosione a Wuhan della pandemia del Covid-19, Pechino ha poi interrotto i colloqui con gli Stati Uniti sulle armi chimiche e biologiche.
Nel luglio di quell’anno James Madsen, allora direttore dell’U.S. Army Medical Research Institute of Chemical Defense, affermò che la Cina era il leader mondiale nelle minacce a base di tossine.
Come l’Unione Sovietica, la Cina in passato ha condotto ricerche per l’utilizzo militare tra l’altro di antrace, ricina e tossine botuliniche. Le ricerche segrete sulle neurotossine marine, in corso da anni, sono qualcosa di nuovo, e vengono condotte sotto lo stretto controllo dell’Accademia di Scienze mediche militari dell’Esercito popolare di liberazione, una istituzione, assieme a undici suoi istituti di ricerca sotto sanzioni statunitensi dal dicembre 2021, soprattutto per le ricerche in tema di presunte armi per il controllo cerebrale.
Secondo alcune informazioni, i militari supervisionano e controllano l’intero delle ricerche biologiche. Per quanto si conosce, le ricerche di principale interesse militare, per il loro potenziale impiego, sembrano essere focalizzate principalmente sulle maitotossine, sassitossine e tetrodotossine come potenziali armi biologiche.
La maitotossina, estratta da certe alghe, viene indicata come la più potente tossina marina conosciuta. La sassitossina è nota come veleno paralizzante di grande potenza e l’ingerimento di un solo milligrammo di questa sostanza porta alla morte. La tetrodotossina si trova in diverse specie marine, inclusi certi tipi di stelle marine e granchi, così come nel fugu, il “pesce palla”, amato dai giapponesi e altre popolazioni orientali, ma consumabile solo a seguito di una preparazione appropriata da cuochi autorizzati, tale da rendere inoffensivo il veleno.
Secondo il rapporto del CCP BioThreats Initiative, le armi biologiche sono parte dell’ordine di battaglia delle forze armate cinesi, non un insieme non convenzionale di capacità da impiegare in circostanze estreme: questo costituisce una evoluzione fondamentale nel pensiero strategico di Pechino. Inoltre, la militarizzazione della biologia in Cina è andata ben oltre i virus e le armi biologiche “classiche”, ricomprendendo l’intero spettro della biologia sintetica, dall’editing del genoma umano dei soldati alla manipolazione genetica dei batteri all’utilizzo dell’interfaccia uomo-computer per controllare intere popolazioni. Questi programmi di ricerca apparentemente fantascientifici, costituiscono invece aree di interesse strategico fondamentali per la Cina. Scenari preoccupanti, non solo per Taiwan e i vicini del Mar cinese meridionale.


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