Esteri

“La Cina è l’unico mediatore possibile non vuole la Nato alle porte di casa”

di Eleonora Ciaffoloni -


Putin incontra il diplomatico cinese Wang Yi, mentre da Pechino fanno sapere di un prossimo incontro tra il leader Russo e Xi Jinping. Giorni intensi in cui la Cina si sta proponendo come mediatore per la pace nel conflitto tra Russia e Ucraina. Una nuova potenza che entra nelle relazioni di guerra e lo fa a un anno dall’inizio dell’escalation. Per provare a capirne le motivazioni e gli obiettivi, ha risposto alle nostre domande il Professore Fabio Massimo Parenti.
La Cina si sta ponendo come garante della sicurezza mondiale. Perché?
“La Cina è sempre stata potenza, in varie epoche storiche, pacifica, con un diplomazia sempre ispirata dalla coesistenza pacifica e lo ritroviamo nella lunga storia imperiale, ma anche nella storia recente sotto la guida del Partito Comunista. Si potrebbe sintetizzare nell’adesione al pacifismo internazionalista. Nel contesto attuale, la parola pace per la Cina è ancora più forte. È ancora più forte la volontà di trovare soluzioni, di influenzare, perché ha un peso economico ritrovato eccezionale da prima potenza mondiale”.
La Cina, finora, non è mai intervenuta direttamente nel conflitto, neanche con le armi. Perché la scelta di farlo ora, con una pace?
“Il conflitto viene da decenni di contrattazioni e da interferenze degli Stati Uniti nello spazio ucraino fin dall’Unione Sovietica. L’equilibrio è saltato nel 2014 e ha sancito la vittoria del peggior nazionalismo. È una lunga storia, ma quando un anno fa scoppia la nuova fase della guerra, la Cina ha fatto la sua prima proposta. All’epoca Wang Yu come ministro degli Esteri propose alcuni punti, come il rispetto della sovranità e l’architettura di sicurezza globale e regionale sostenibile per evitare un conflitto: un principio che prevede che tutte le preoccupazioni degli attori protagonisti siano prese in considerazione allo stesso modo e con la stessa legittimità, ma per cui serve un arbitro che non vada a favorire una parte o l’altra. Oggi la Cina è l’unica grande potenza che si trova in questa condizione.”
Ora il conflitto non si può evitare, ma la Cina lo vuole fermare…
“La Cina lo diceva già un anno fa: evitare l’escalation, quindi non fornire una parte o l’altra di armamenti, e rifarsi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Credo che Wang Yu ribadirà questi principi, con ulteriori dettagli, che potrebbero ricalcare gli Accordi di Minsk e quindi creare la zona cuscinetto nella costa del Mar Nero affinché si diano garanzie concrete di smilitarizzazione e neutralità. Tuttavia, non è detta che la Russia torni sui suoi passi dopo questa escalation”.
Pechino vuole la pace: quali sono i motivi che spingono per far cessare il conflitto in Europa?
“La Cina sta dimostrando interesse alla prosperità e al benessere di tutte le nazioni e continenti. L’Europa, come gli Stati Uniti sono stati fondamentali in una parte della crescita e dello sviluppo della Cina negli ultimi decenni e aveva anche accettato di entrare nell’ordine liberale. Difatti la Cina ha molti interessi in occidente e non è interessata a una divisione del mondo in due. Ha rifiutato da sempre la logica da guerra fredda, con l’idea di creare nuova governance che superi l’iper-competitività che porta a blocchi di alleanze militari che la Cina da sempre rifiuta e infatti non c’è alternativa alla Nato da parte di Pechino”.
Quindi, motivi economici. C’è dell’altro?
“Se questo conflitto degenera crea instabilità non solo in perdita di affari, ma porta indebolimento della Russia che significa avere il caos alle porte di casa. Se è vero che la Russia reagisce alla minaccia alla propria esistenza, di riflesso, anche la Cina la vede come una questione esistenziale. Perché se la Nato sfonda il fronte russo, il prossimo obiettivo è la Cina. E ricordiamo che, contestualmente, che la Nato alimenta gli alleati ai confini, nella regione dell’Asia-Pacifico, con la fornitura di armi e a chiedere corsa al riarmo e contributi militari ai vari Paesi, Filippine, Corea del Sud, Giappone. Stanno creando le condizioni per un altro conflitto mondiale su larga scala, a livello globale. Tutto ci rimanda alla superpotenza in declino che opera per destabilizzare intorno alla Russia e alla Cina”.
Possiamo parlare quindi per la Cina di una pace intesa come stabilità, più che di termine di un conflitto?
“La Cina ha interessi alla stabilità per l’economia, per il benessere, per la sicurezza globale. Un ragionamento da leader mondiale, guardando a 360 gradi e non con la logica del dominio. Non vogliono né che vinca la Russia né che vinca l’Ucraina, ma vogliono trovare dei meccanismi che consentano all’Europa – di cui dovrebbe essere interesse – di trovare una struttura di sicurezza che tenga in considerazione tutte le preoccupazioni sul fronte. Tutte le iniziative della Cina a livello internazionale sono tese a stabilizzare”.
Xi Jinping e Putin si incontreranno e verrà, probabilmente, presentato il piano di pace in 12 punti. Potrebbe segnare una svolta?
“Potrebbe fornire elementi utili e importanti, ma una svolta faccio fatica a vederla perché da parte degli Stati Uniti – che controllano Nato e l’Europa – non è emerso un briciolo di disponibilità a qualsiasi forma di trattativa e compromesso che non sia la sconfitta della Russia o un ritorno alla condizione pre-guerra senza alcuna garanzia per la sicurezza della Russia. Senza questa disponibilità non credo che avremo svolte. Soprattutto perché in Europa domina la paura: la statura delle nostre classi politiche è così fragile per cui il metodo guerrafondaio che viene applicato attraverso gli Usa tiene tutti al guinzaglio”.
Quindi quale potrebbe essere la soluzione del conflitto?
“Come detto dai rappresentanti cinesi nei mesi passati ‘basta che chi ha messo il sonaglio al collo della tigre lo tolga’. Bisogna smilitarizzare l’Ucraina, creare condizioni di sicurezza per una grande potenza che non si può negare in quanto tale. La Russia, come la Cina è uno stato civiltà. C’è uno spirito che non può essere umiliato e sono disposti al martirio fino alla fine”.

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