Esteri

La Cina, l’Italia, il virus Sars-cov-2: verità e propaganda

di Redazione -


La notizia riportata dai media cinesi che indicano l’Italia, e in particolare la Lombardia, quale luogo di origine del virus SARS-CoV-2 è stata recepita, a livello mondiale, quale ennesima opera di disinformazione internazionale dei media cinesi. Gli studi italiani cui fa riferimento il Global Times cinese in edizione mandarino, sono stati fatti dall’Istituto Italiano dei Tumori e dall’Università Statale di Milano e pubblicati su “Emerging Infectious Diseases”, ma sono stati riportati solo in parte sul giornale cinese.

La ricerca italiana ha evidenziato che nel riesame di 39 casi sospetti di malattie respiratorie nel periodo temporale tra settembre 2019 e febbraio 2020, il 21 novembre 2019 è stato riscontrato il caso di un bambino di 4 anni riconducibile al virus SARS-CoV-2, 100 giorni prima del cosiddetto “paziente 1” di Codogno (21 febbraio 2020). Il Global Times cinese, prendendo spunto dal primo caso di SARS-CoV-2 certificato in Cina, datato 8 dicembre 2019, ha richiesto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità avvii un’inchiesta sulla Lombardia che identifica come la vera origine del patogeno.

Purtroppo, le ricostruzioni verosimili dei documenti “hanno le gambe corte”.

«Tradurre qualche volta vuol dire anche tradire» soleva dire Jan Potocky (Diario dell’Asia. Dal Caucaso alla Cina).

Il documento citato dal Global Times letto nella sua interezza riporta anche: «Phylogenetic studies highlighted an early circulation of SARS-CoV-2 in Italy and suggest multiple introduction of the virus from China and Germany, followed by an autoctochthonous transmission», ovvero identifica l’origine del patogeno in Cina e specifica che l’analisi di sequenza ha mostrato il 100% di identità di quella conservata a Wuhan-HU-1 (GENBANK accession no.04512.2). La mezza notizia riportata dal Global Times che attribuiva impropriamente alla Lombardia la primogenitura del patogeno è stata subito ripresa dal portavoce del Ministro degli Esteri cinese, Zhao Lijian, che ha poi aggiunto come «l’origine del virus sia una complessa questione scientifica». Non è la prima volta che i cinesi provano a intorbidire le acque dei rapporti internazionali per il disastro sanitario planetario in atto. Già lo scorso marzo, la Cina aveva affermato che è sbagliato parlare di Coronavirus cinese e in un successivo tweet proprio Lijian Zhao scriveva: «It might be US army who brought the epidemic to Wuhan» e chiedeva trasparenza da parte degli Usa. Fatta chiarezza sui fatti alla base della falsa narrativa originata da alcuni paesi, resta da chiarire il perché si stiano sviluppando queste campagne ripetitive di disinformazione. Nell’era digitale la capacità di utilizzare il cyberspazio (social media) crea vantaggi e influenza eventi in altri ambienti, estendendosi sul sistema di controllo delle informazioni, e la guerra dell’informazione e della disinformazione è diventata purtroppo permanente. In ambito Onu (settembre 2020) gli Usa hanno accusato la Cina di aver «diffuso questa piaga nel mondo» con il “China Virus”.

Xi Jinping per contro, nella stessa circostanza, ha affermato che: «Ogni tentativo di politicizzare o stigmatizzare la pandemia deve essere respinto».

È chiaro quindi che la competizione politica tra le due grandi potenze sulla pandemia in atto poggia su narrative soggettive dei singoli paesi che prendono a riferimento qualsiasi evento per influenzare e iniettare nell’opinione pubblica, interna ed estera, una diversa percezione dei fatti.

La verifica delle narrative sul fronte estero, sono influenzate dall’“Indice della libertà di Stampa” (2020) vigente nei singoli paesi: gli Usa sono posizionati al 48esimo posto (situazione soddisfacente) e la Cina invece al 177esimo posto su 180 paesi (situazione difficile).

Purtroppo, senza livelli buoni o soddisfacenti di libertà di stampa le narrative perdono di credibilità sicuramente sul fronte estero; pertanto, la notizia data dal Global Times cinese che identifica l’Italia quale paese originatore del patogeno è priva di fondamento e si perderà tra le tante fake news che invadono il mercato della comunicazione sicuramente in Occidente. Sorte differente avrà la stessa “falsa notizia” sul fronte interno dove costituirà propaganda per le autorità politiche.

La Cina quindi si rafforzerà sul fronte interno allontanando surrettiziamente le proprie responsabilità legate alla diffusione del patogeno, causa della pandemia in atto, ma perderà ulteriore credibilità nei rapporti internazionali indebolendo la strategia Belt &Road.

 Pasquale Preziosa 

 


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