Ventisei ministri degli Esteri hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui si chiede la cessazione immediata delle ostilità nella Striscia di Gaza. I capi delle diplomazie dei Paesi asiatici, europei, nordamericani e oceanici hanno criticato il modello israeliano di gestione dei flussi umanitari, “l’uccisione disumana di civili, compresi bambini, che cercano di soddisfare i bisogni fondamentali di acqua e cibo”, nonché lo “sfollamento forzato” dei gazawi in una “città umanitaria”, che hanno definito uno “sfollamento forzato”, la costruzione di nuovi insediamenti in tutta la Cisgiordania e le violenze da parte dei coloni nei confronti dei palestinesi. I firmatari hanno invocato anche l’immediato rilascio degli ostaggi in mano a Hamas e il rispetto degli obblighi derivanti dal diritto umanitario internazionale.
La risposta di Israele all’appello dei capi delle diplomazie
Il ministero degli Esteri israeliano ha respinto l’appello, obiettando che “tutte le dichiarazioni e tutte le rivendicazioni dovrebbero essere rivolte all’unica parte responsabile della mancanza di un accordo per il rilascio degli ostaggi e di un cessate il fuoco: Hamas”.
La ferma presa di posizione di Leone XIV e Pizzaballa
Nella mattinata di ieri, Papa Leone XIV ha ricevuto una telefonata da Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). “Nel corso della conversazione telefonica, ha fatto sapere il Vaticano, il Santo Padre ha rinnovato l’appello al pieno rispetto del Diritto Internazionale Umanitario, sottolineando l’obbligo di proteggere i civili e i luoghi sacri e il divieto dell’uso indiscriminato della forza e del trasferimento forzato della popolazione. Considerata la drammatica situazione umanitaria, si è enfatizzata l’urgenza di prestare soccorso a chi è maggiormente esposto alle conseguenze del conflitto e di permettere l’ingresso adeguato di aiuti umanitari”. Infine, “il Santo Padre ha ricordato la fausta ricorrenza del decimo anniversario dell’Accordo Globale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, firmato il 26 giugno 2015 ed entrato in vigore il 2 gennaio 2016”.
Le Idf hanno lanciato un’offensiva di terra a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, oltre a quella aerea. I carri armati e i veicoli militari israeliani sono entrati in città dal posto di blocco di Kisufim. Decine di granate hanno colpito i quartieri di Abu al-‘Ajin e Hikr al-Jami.
Della brutalità israeliana ha parlato il patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa. “Non riusciamo a capire le ragioni di tutto questo e, come il Papa giustamente ha detto, e anche noi lo ripetiamo continuamente, tutto questo non è giustificabile. Vorrei chiarire una cosa: non abbiamo nulla contro il mondo ebraico e non vogliamo assolutamente apparire come coloro che vanno contro la società israeliana e contro l’ebraismo, ma abbiamo il dovere morale di esprimere con assoluta chiarezza e franchezza la nostra critica alla politica che questo governo sta adottando a Gaza”, ha affermato durante un’intervista ai media vaticani.
La situazione a Gaza è drammatica
Pizzaballa si è soffermato anche sulla differenza fra l’ultima visita e quelle del passato. “Le immagini che mi restano, rispetto alle volte precedenti, ha raccontato il cardinale, sono quelle delle enormi distese di tende che prima non c’erano. Quando sono andato, erano tutti al sud, c’era il corridoio Netzarim che chiudeva. Sono tornati su, adesso c’è più di un milione di persone che non ha dove vivere. Soprattutto lungo il mare, ci sono lunghe distese di tende, dove la gente vive in condizioni di estrema precarietà sia dal punto di vista igienico che sotto qualsiasi altro profilo. E poi, l’altra immagine è l’ospedale: i bambini mutilati, accecati per le conseguenze dei bombardamenti”.
Il patriarca si è espresso in maniera netta sul “destino” della popolazione di Gaza: “Resterà lì. C’è chi partirà, senz’altro, ma la maggioranza resterà lì. Non sa dove andare, prima di tutto, ma non vuole neanche partire, perché ha le radici lì, ha la casa lì, o meglio, avevano la casa lì, e vogliono ricostruirla lì”. “Il Papa, ha concluso Pierbattista Pizzaballa, su questo è stato molto chiaro: niente trasferimenti di popoli, non ci saranno riviere a Gaza”.