Economia

LA CRESCITA CHE VERRÀ

di Giovanni Vasso -


Se tutto andrà bene, il Pil 2023 crescerà a misura di prefisso telefonico. L’Italia, immersa com’è nella crisi globale che azzanna specialmente il mondo occidentale, può ambire, secondo le previsioni del Mef, a una crescita pari allo 0,6 per cento. Non certo una prospettiva rosea, che è comunque perfettamente in linea con quelle pubblicate da altre agenzie, come Ernst & Young, che prevedono per il Paese lo stesso (striminzito) tasso di crescita.
Secondo il ministero dell’Economia e della Finanza, “il 2023 dovrebbe registrare un tasso di crescita nettamente inferiore ma ancora positivo (0,6%) anche grazie alla spinta derivante dal corposo volume di investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Inoltre, da via XX Settembre, fanno sapere che “in chiave prospettica” e “seppure in un contesto di persistenza delle spinte inflattive”, i consumi reggeranno anche se l’accesso al credito, a causa dei rialzi dei tassi d’interesse, diventerà sempre più difficile: “La dinamica per le famiglie sarà sostenuta dalle misure introdotte dal governo con il recente decreto-legge ’Aiuti-quater’ e con il disegno di legge di bilancio per il 2023, specialmente in un contesto in cui il mercato del credito inizia a risentire degli effetti restrittivi della politica monetaria, desumibili dal rallentamento dell’ammontare dei prestiti concessi e dal progressivo incremento dei tassi di interesse praticati agli operatori”.
La previsione col segno più per il 2023 è dovuta anche alla rincorsa di quest’anno. Il Pil italiano potrebbe chiudere l’anno al +3,7% mentre i dati relativi al terzo trimestre portano la performance del prodotto interno lordo italiano al +3,9%, giusto un decimale in meno rispetto al valore che, alla fine dello scorso anno (e senza il cigno nero della guerra in Ucraina) aveva previsto il governo guidato da Mario Draghi, che “prudenzialmente” si era attenuto a un +4%.
I numeri del Mef collimano, sostanzialmente, con quelli pubblicati dagli analisti di Ernst & Young nel loro Italian Macroeconomic Bulletin. Secondo Ey, la crescita attesa per il 2023 è pari allo 0,6% a fronte del 3,8% registratosi nel 2022. Il tasso d’inflazione, invece, dovrebbe (finalmente) flettersi passando dall’8,2% al 7,1%. Contestualmente, le scelte del governo in materia di finanza pubblica, che tanto sono piaciute alla Commissione Ue, porterebbero il deficit pubblico al 4,1% rispetto al 5% di partenza. La disoccupazione invece si attesterebbe attorno all’8%.
Nel frattempo piovono cattive notizie sull’Eurozona. Secondo 37 economisti interpellati dal Financial Times, sul Vecchio Continente aleggia già lo spettro della recessione. Gli esperti intervistati dal FT hanno previsto che l’economia dell’Eurozona si ridurrà di poco meno dello 0,01% l’anno prossimo, dato più pessimista sia della Commissione europea che della Bce, che hanno previsto una crescita rispettivamente dello 0,3% e dello 0,5% l’anno prossimo. Numeri che, però, svelano un’insospettabile resilienza per l’economia italiana. Che rischia di crescere, mentre tutti gli altri si deprimono, e ben oltre le più rosee aspettative Ue.
Insomma, se tutto andrà bene, l’Italia crescerà a misura di prefisso telefonico. E lo farà mentre tutti gli altri perderanno addirittura terreno.

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