Economia

La crescita dell’e-commerce e le nuove abitudini dei consumatori

di Alessandro Borelli -


di Ludovico Semerari

La crescita dell’e-commerce rappresenta uno dei cambiamenti più rilevanti avvenuti negli ultimi anni nell’ambito del commercio internazionale. In questo contesto, uno dei principali effetti del Covid-19 è stato quello di accelerare drasticamente l’utilizzo dei canali elettronici per l’acquisto di beni e servizi. I consumatori hanno cambiato radicalmente le loro modalità di spesa, e milioni di aziende sono state costrette a investire in misura maggiore nei canali di e-commerce esistenti o ad andare online per la prima volta. Con quasi 150 milioni di persone che hanno fatto acquisti su Internet per la prima volta, il Covid-19 ha portato alla compressione di un quinquennio di crescita in un solo anno. Ad oggi, il commercio elettronico passa attraverso piattaforme on-line dove vengono venduti beni e servizi e si distinguono principalmente tra piattaforme B2B (Business to Business) e B2C (Business to Consumer). Nel primo caso, sia il venditore sia il cliente sono entrambi operatori economici. Nel secondo caso, invece, il venditore è un operatore commerciale mentre l’acquirente è un consumatore. La rapida diffusione dell’e-commerce negli ultimi anni, e precedentemente all’avvento della pandemia, è stata favorita da tre distinti fenomeni. Il primo è legato alla rivoluzione verificatasi nel settore della logistica e dei trasporti che negli ultimi anni ha permesso alle aziende di muovere con maggior facilità, e a costi minori, quantità sempre maggiori di beni. Il secondo ha a che fare con le possibilità di accesso alla rete Internet che, soprattutto nelle economie in via di sviluppo, è stata grandemente favorita dall’avvento della telefonia mobile. Infine, il terzo aspetto, strettamente legato al lato aziendale, riguarda l’uso di nuove tecnologie digitali in grado di sostenere tanto lo sviluppo di prodotti che siano più competitivi in termini di prezzi e di qualità, quanto le strategie di marketing e i processi decisionali. Un aspetto che è necessario tenere a mente quando si parla di vendite on-line riguarda il fatto che gran parte delle transazioni avvengono all’interno dei confini nazionali. Su 4.400 miliardi di dollari, generati a livello globale dal commercio B2C nel 2018, solamente 400 derivano da vendite transfrontaliere. Secondo le ultime stime disponibili, rilasciate dall’organismo delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo, UNCTAD, le vendite legate al commercio elettronico nel 2018 avevano raggiunto i 25.600 miliardi di dollari a livello globale, con un aumento dell’8% rispetto al 2017 ed equivalenti al 30% del Pil globale di quell’anno. Gli individui che hanno effettuato acquisti online, invece, sarebbero circa 1,45 miliardi, in aumento del 9% rispetto al 2017. Per quanto riguarda quest’ultimo dato, va evidenziato come ad oggi, meno del 65% della popolazione mondiale abbia accesso alla rete Internet e come questa circostanza sia indice dei grandi margini di crescita che il settore potrebbe ancora far registrare. Nello specifico, le transazioni B2B che comprendono sia le vendite su piattaforme di mercato online sia le transazioni di scambio di dati elettronici, nel 2018, hanno superato i 21.000 miliardi di dollari a livello mondiale. Il valore del commercio B2C è invece stato stimato in 4.400 miliardi di dollari, in aumento del 16% rispetto al 2017. Per quanto riguarda i diversi settori, osservando i dati forniti da Statista, relativi alle vendite B2C nel 2019, emerge il ruolo preminente del comparto “moda e abbigliamento” che, con un valore di circa 620,6 miliardi di dollari, è il segmento che genera il maggior giro d’affari on line; seguono l’elettronica con 457,5 miliardi di dollari, i giocattoli, hobby e “fai da te” con 384,2 miliardi, l’arredamento con 317,1 miliardi e, infine, i prodotti alimentari e di largo consumo con 168,9 miliardi. I paesi in cui il commercio elettronico genera il maggior giro d’affari sono gli Usa, Giappone e Cina. Se in Giappone quasi l’intero valore deriva da scambi B2B, negli Usa e soprattutto in Cina gli scambi B2C rappresentano un importante fetta del mercato. Secondo Statista, nel 2020 all’incirca 780 milioni di persone hanno effettuato acquisti on line in Cina (erano stati 610 milioni nel 2018). Il 76% di questi ha un’età compresa tra i 18 e i 44 anni e poco più di uno su cinque ha effettuato acquisti transfrontalieri tramite piattaforme online. La Cina è, dunque, di gran lunga il più grande mercato di e-commerce del mondo. Sempre Statista ha stimato che quest’anno i consumatori cinesi spenderanno circa 1.100 miliardi di dollari on line, più del doppio degli Stati Uniti, quest’ultimi secondi con 360,0 miliardi di dollari e dell’Unione europea, terza con 351,9 miliardi di dollari. Molti studiosi si aspettano che la tendenza a effettuare acquisti on line verrà rafforzata dalla pandemia e che alcune delle modifiche avvenute negli stili di vita delle persone a causa del Covid-19 possano divenire strutturali. Ciò sembrerebbe particolarmente vero per il settore dell’e-commerce che potrebbe consolidare definitivamente la crescita verificatasi nell’ultimo decennio, diventando un elemento strutturale degli scambi internazionali, soprattutto per quanto riguarda i beni di consumo. Gli individui che hanno effettuato acquisti online, invece, sarebbero circa 1,45 miliardi, in aumento del 9% rispetto al 2017. Per quanto riguarda quest’ultimo dato, va evidenziato come ad oggi, meno del 65% della popolazione mondiale abbia accesso alla rete Internet e come questa circostanza sia indice dei grandi margini di crescita che il settore potrebbe ancora far registrare.

(fonte Eurispes)


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