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La dem Covassi: “L’errore del Pd? Più attento al potere che ai deboli”

di Edoardo Sirignano -

BEATRICE COVASSI EURODEPUTATA PD


“Esiste una grande differenza tra fare il lobbista e prendere le mazzette. Il Pd, negli ultimi anni è stato più attento alla gestione del potere che alle istanze della povera gente”. A dirlo Beatrice Covassi, eurodeputata del Partito Democratico e già a capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea.

Che impressione le ha fatto la vicenda Qatargate?

Mi sono insediata lunedì e mi sono trovata subito protagonista di una sessione storica. Si può solo immaginare il clima che si è creato dopo lo scandalo. Ho visto la maggior parte dei colleghi sotto shock. Allo stesso tempo, però, devo dire di aver trovato un’istituzione reattiva.

Cosa intende?

Abbiamo già votato la destituzione della vice presidente Kaili, mai era successa una cosa del genere. Giovedì, invece, prima della fine della plenaria, abbiamo approvato una risoluzione in cui viene chiesto con urgenza l’istituzione di un organismo etico. Abbiamo, poi, sospeso il lavoro del Parlamento sui visti per il Qatar, sul libero accesso di Qatar Airways allo spazio aereo continentale. Ci stiamo, infine, battendo sia per una commissione interna relativa al comportamento dei deputati, che per una commissione d’inchiesta, focalizzata sui fatti corruttivi degli ultimi giorni e sull’influenza dei i Paesi terzi. Deve essere un imperativo accertare tutte le responsabilità e ricostruire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee, migliorando i processi all’insegna della trasparenza, dell’etica e della responsabilità.

Si aspettava che dietro ai suoi colleghi potesse esistere il mondo sommerso, di cui oggi parlano i giornali?

Assolutamente no. Resto convinta del fatto che la stragrande maggioranza dei colleghi sia integerrima.

Quanto il Pd esce danneggiato?

Il primo dolore, da europeista convinta, è stata l’ondata di discredito gettata sull’Ue. La mia sensazione è che in una fase così delicata sia necessario prestare attenzione all’importanza dell’Europa per il futuro di tutti noi.

Cosa ne pensa di questi signori, che dopo aver finito il mandato da deputati intraprendono la carriera da lobbisti?

Esiste una grande differenza tra fare il lobbista e accettare delle tangenti. Stiamo parlando, in quest’ultimo caso, di episodi corruttivi, di rilevanza penale, che nulla hanno a che vedere con un lavoro. Detto ciò, occorre rafforzare le regole, la trasparenza e stroncare comportamenti lassisti.

Achille Occhetto, qualche giorno fa, su queste colonne, ha dichiarato “io ho pianto per molto meno, il Pd dovrebbe chiedere scusa”. È d’accordo?

Non bisogna generalizzare, ma non si può non fare un esame di coscienza sul futuro del Pd, su cosa vuol dire essere progressisti oggi. Serve una forza che torni a far sognare la gente, in grado di avere visione. I mea culpa non bastano e neppure le psicoanalisi collettive. Bisogna ripensare un soggetto politico e avviare una riflessione su determinati temi, a partire dalla selezione della classe dirigente.

In cosa si è sbagliato?

Negli ultimi anni, il Pd è stato più attento a gestire il potere che a interpretare le esigenze della povera gente. Essere di centrosinistra per me vuol dire, come diceva La Pira, stare dalla parte dei più deboli.

Preferisce, quindi, un partito orientato a sinistra e al M5s o uno che sposi la causa del Terzo Polo?

Trovo sbagliato scelte di radicalizzazione tra massimalisti e riformisti. Non possiamo schiacciare il Pd tra il populismo di alcuni pentastellati e il neoliberismo. La nostra forza è originale perché consente di fare sintesi tra più identità, anime e culture politiche. Dire di andare verso Conte o Renzi è assurdo e non risolve i nostri problemi perché la vera sfida è ripartire dai valori di fondo che ci caratterizzano.

Il prossimo congresso potrà dare una mano verso tale direzione?

Lo auspico. Preferivo un congresso basato sui temi e non esclusivamente sui nomi, come quello che sto leggendo sui giornali. I classici schieramenti devono essere superati. Al centro devono esserci le idee, le sfide per l’avvenire. Basti pensare al cambiamento climatico, alla globalizzazione, al digitale o all’intelligenza artificiale. Tutti dimenticano che viviamo già in un “metaverso” che cambia la vita di ognuno di noi.

Chi preferisce tra Bonaccini e Schlein?
Entrambi hanno punti di forza e proposte interessanti. Nei prossimi giorni, seguirò con attenzione quanto diranno. Vedremo chi avrà la capacità di dire no a radicalizzazioni inutili e al contrario di unire e proporre una nuova sintesi che vada oltre l’esistente. Non è detto, poi, che non possano crearsi spazi per altre personalità.

Quale la strada per riprendersi una credibilità perduta?

È importante non solo ridare credibilità alla politica, ma tornare a sognare, a pensare al futuro in modo positivo. Ho una figlia di 11 anni e quando le ho detto che diventavo parlamentare, mi ha chiesto di diffondere il messaggio che il mondo è ancora una cosa bella. Credo ancora che fare politica significhi dare speranza. E questo è il vero bene comune.


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