Politica

La differenziata di Calderoli procede in Autonomia

di Ivano Tolettini -

ROBERTO CALDEROLI MINISTRO


Corre il progetto di autonomia differenziata di Roberto Calderoli. Già la prossima settimana dovrebbe sbarcare in Consiglio dei ministri per l’approvazione della legge attuativa. Che quello dell’altro ieri fosse un passaggio scontato – il parere della Conferenza unificata delle Regioni con schiacciante maggioranza dei governatori del centrodestra che hanno votato compatti a favore della riforma regionalista – era nella logica politica di appartenenza. Il dibattito finora si è tenuto sul piano ideologico da entrambe le parti. Per i fautori della svolta autonomista, con il presidente veneto Zaia a tirare la volata, segnerà un tornante epocale nella storia d’Italia in termini di efficienza nell’allocazione delle risorse per gli enti locali, mentre per le regioni contrarie (Campania, Puglia, Toscana ed Emilia Romagna che totalizzano 17,7 milioni di abitanti) il rischio della spaccatura e dell’allargamento delle diseguaglianze tra aree ricche e povere della Nazione sarà superiore ai vantaggi. Come si legge, per adesso, sono dichiarazioni di intenti perché solo la prova dei fatti verificherà se la riforma apporterà reali benefici al sistema Italia oppure ad esempio non cambierà nulla, come molti preconizzano. Perché il punto sostanziale è la qualità della struttura burocratica che, com’è palese, non subirà modifiche. Cosicché efficienze o inefficienze potrebbero essere le stesse di prima. Se si studiano i modelli di riferimento francese e tedesco, rispettivamente centralista e federalista, hanno punti di forza e di debolezza entrambi: dipende dalla qualità degli uomini che li implementano.

VOTO DEL PARLAMENTO

Il prossimo passaggio chiave, dopo il via libera del Consiglio dei ministri, sarà il voto del Parlamento, che dovrebbe essere prodromico alla nascita della Cabina di regia per fissare i “messianici” Livelli essenziali delle prestazioni, che secondo gli esperti saranno il punto chiave della riforma perché ad essi dovranno uniformarsi i fabbisogni e i costi standard. Solo a quel punto il progetto Calderoli prenderà forma e si comprenderà, numeri alla mano, per i vari capitoli di spesa quanto le Regioni che chiederanno l’attribuzione delle varie materie (fino a 23 come vorrebbe sollecitare Zaia, anche se è assai probabile che la partenza sarà con 7) beneficeranno in termini di trasferimenti, rispetto a quelle che ad esempio decideranno di essere amministrate secondo il principio centralista.

SEI MESI

Dalla nascita della Cabina di regia per i Lep, entro sei mesi ci sarà la valutazione sulle materie sulle quali applicare i Livelli essenziali delle prestazioni. C’è da ricordare che il ministro Calderoli ha istituito la Commissione dei 40 esperti, quasi tutti professori universitari che dovranno elaborare le linee programmatiche dei Lep, facendo attenzione al dettato costituzionale, che saranno adottati con un Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm), senza passare al vaglio delle commissioni parlamentari. Ne fanno parte ad esempio il sociologo Luca Ricolfi, l’ex ministro Enrico La Loggia, i giuristi Anna Maria Poggi, Mario Bertolissi e Ludovico Mazzaroli, e il docente di diritto tributario a Trento, Andrea Giovanardi. Sul tema dell’autonomia proprio la prof. Poggi, che insegna Diritto Regionale all’Università di Torino, ha sottolineato che “l’imperativo è ad una maggiore responsabilità di tutti per l’impiego delle risorse e l’appello ad una discussione meno ideologica e più orientata al bene comune”. Trascorsi i sei mesi per la ricognizione sulle materie cui applicare i Lep, saranno dedicati altri sei mesi – così si legge nel cronoprogramma stilato dal ministro per gli Affari regionali – per la definizione degli stessi, così come i costi e i fabbisogni standard. Sarà il passaggio centrale, perché successivamente sarà il turno dei Dpcm per ogni singolo Lep emanati dal Consiglio dei ministri, prima di tornare alla Conferenza unificata delle regioni. Grossomodo si dovrebbe arrivare entro la fine primavera 2024. Tuttavia il passaggio verso l’autonomia differenziata non sarà ancora concluso perché vi si dovrebbe arrivare nel 2025. Sempre che il governo Meloni regga, visto l’iter molto complesso dell’autonomia.

CALDEROLI

Con il via libera della Conferenza unificata al disegno di legge di attuazione dell’autonomia differenziata, si è assistito a un ulteriore passo avanti nel percorso della riforma. “Contiamo ora di presentare il testo al prossimo Consiglio dei ministri per la definitiva approvazione, dopo aver già accolto le richieste delle Regioni nel precedente ottalogo – commenta il ministro Calderoli, ieri visibilmente turbato per la morte del senatore Pd, Bruno Astorre, di cui era amico -. Anche gli emendamenti di Anci e Upi sono stati ricevuti e verranno portati in pre-Consiglio per una valutazione del loro inserimento nel disegno di legge definitivo”. Per il ministro ulteriori proposte potranno essere inserite nell’esame della legge in Parlamento. “Anche nelle sedute di giovedì – conclude Calderoli – i lavori si sono svolti con pragmatismo e volontà di cooperare. I quattro principi di rapidità, semplicità, efficienza ed efficacia prefissati fin dalla prima riunione continuano ad essere rispettati da tutti. Un elemento incoraggiante che garantisce alle Conferenze di proseguire spedite nei lavori”. Il ministro vuole esorcizzare il temuto braccio di ferro Nord contro Sud.

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