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La donna del boss

di Maurizio Zoppi -


Non è una fiction ma è tutto vero. I carabinieri del Ros hanno arrestato l’amante di Matteo Messina Denaro. La maestra di 55 anni e figlia dello storico boss di Campobello di Mazara, Leonardo Bonafede. Per anni sarebbe stata lei e la sua famiglia a fare parte della rete di complici che ha protetto il capomafia durante la latitanza.
L’inchiesta che è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dal pm della Dda Gianluca de Leo parla chiaro. “…Sono state innumerevoli le operazioni di polizia che in questi decenni hanno monitorato il territorio di Campobello di Mazara ed individuato e decimato l’organizzazione mafiosa ivi imperante, senza che, tuttavia, sia stato possibile acquisire altro se non labili tracce della presenza del latitante Messina Denaro Matteo e dei suoi affari criminali. Eppure, quest’ultimo ha condotto una vita, come detto, ’normale’ in quei luoghi proprio grazie agli appoggi assicuratigli da Leonardo Bonafede a mezzo, soprattutto, come oggi si scopre, di soggetti della sua piu stretta cerchia familiare: i nipoti (figli di fratelli) Bonafede Andrea classe 1963, Bonafede Andrea classe 1969 e Bonafede Emanuele e, addirittura, la stessa figlia Bonafede Laura, che anzi spicca per la peculiarità (sia sotto il profilo temporale che sotto il profilo delle sue modalità) del rapporto che ha intrattenuto con il latitante”. Si legge nell’ordinanza. Ai parenti di Bonafede si aggiunge anche la figlia dell’amante del super boss trapanese: Martina Gentile, indagata per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena.
Ma la parentopoli in salsa mafiosa non finisce qui. Il padre di Martina è l’ergastolano Salvatore Gentile. La procura aveva chiesto per la ragazza gli arresti domiciliari, ma il gip ha rigettato l’istanza per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza, pur stigmatizzando i comportamenti della giovane, legata al capomafia da un forte rapporto di affetto. Il boss, Martina e la madre avrebbero condiviso anche periodi di convivenza durante la latitanza di Messina Denaro.
“…Sulla base di accertamenti ormai irrevocabili, può affermarsi non solo che la famiglia Messina Denaro ha avuto da sempre il dominio diretto sul territorio di Campobello di Mazara, avendone deciso ruoli apicali ed esercitato direttamente il potere mafioso, ma soprattutto che la famiglia Bonafede deve il suo prestigio, e prima ancora la sua sopravvivenza, alla protezione e al legame instaurato con la famiglia Messina Denaro. Rapporti, questi, che si sono mostrati ineluttabilmente, come sempre accade nelle dinamiche mafiose, dal passato al presente, legami indissolubili che si tramandano dai padri ai figli. Le odierne indagate, Laura Bonafede e Martina Gentile, hanno vissuto la propria esistenza in siffatto contesto familiare e non v’e dubbio che ne hanno recepito integralmente cultura, modi di vivere, regole, nonchè una autentica venerazione verso la famiglia Messina Denaro e in particolare verso !’enfant prodige Matteo”. Scrivono i pm.
In base ad alcuni pizzini, Laura Bonafede e Messina Denaro si sarebbero pure incontrati davanti al banco dei salumi e dei formaggi di un supermercato di Campobello di Mazara pochi giorni prima della cattura dell’ex superlatitante. I due per un periodo avrebbero addirittura abitato sotto lo stesso tetto.
Le missive scambiate tra il boss di Castelvetrano e la maestra avevano delle parole chiave. Qualche esempio: La città di Campobello di Mazara era indicata in “Macondo”, mentre la localita di Triscina era “Macondino”. La madre della Bonafede, Saveria Licata, veniva indicata in “Donna”, il padre della Bonafede, il più volte citato Leonardo, deceduto da qualche anno, era invece “Uomo”, figura venerata dalla figlia Laura. Dalle missive emerse nella ordinanza di arresto nei confronti della maestra Bonafede si nota come l’ex super latitante oramai al 416 bis nel carcere in Abruzzo, definiva Martina Gentile come “una figlia”. In una lettera scritta dal boss Denaro indirizzata a sua sorella Rosalia, scriveva: “Io ho cresciuto una figlia che non è mia figlia biologica, ma per me è mia figlia e mi ha dato l’amore di una figlia. Mi ha voluto bene e mi vuole bene, ha molto di me perché l’ho insegnata io, se vedessi il suo comportamento ti sembrerei io al femminile”.
Dalle indagini inoltre è emerso che l’insegnante arrestata ieri “ha programmato con l’allora latitante una rigida e sicura organizzazione di fugaci incontri ’de visu’ (perlomeno da novembre 2022 a gennaio 2023) e di paralleli ’scambi di posta’, sempre in giorni e orari prefissati dal latitante”. Da Bonafede e dalla figlia, inoltre, sarebbe arrivato “supporto logistico e morale” a Messina Denaro. Per la Procura di Palermo da parte di Bonafede e della figlia c’era una “totale adesione allo stato di clandestinità di Messina Denaro e alla sua volontà di sottrarsi alle condanne e ai processi”. Una conclusione alla quale gli inquirenti sono giunti anche analizzando la corrispondenza tra l’insegnante e Messina Denaro, con quest’ultima che definiva “nemici” le forze dell’ordine.

“Laura Bonafede è consapevole dell’attuale posizione di comando di Matteo Messina Denaro nella consorteria mafiosa, ne riconosce, e apprezza, la ferocia (’ti conosco anche sotto questo aspetto’), gli suggerisce azioni violente (’Non ti nego che mi sarebbe piaciuto’) come esercizio di un potere punitivo che trova fondamento nelle piu ferree regole in Cosa nostra, si fa carico di gestire per suo canto attivita/operazioni commerciali con relativa condivisione dei guadagni. Laura Bonafede ha protetto Messina Denaro in quanta capo di Cosa nostra e per consentirgli di esercitare tale ruolo, servendosi per tale scopo anche di altri uomini d’onore (’Perlana ci serviva’) responsabili pro tempore del controllo del territorio di ’Macondo’”. Scrivono nero su bianco i pm siciliani.

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