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La Francia chiude le frontiere ma nessuno li chiama fascisti

di Maurizio Zoppi -


La Francia pensa di risolvere l’emergenza migranti piazzando altri 150 agenti al confine italiano. Questa è la mossa strategica della fedelissima di Macron, Elisabeth Borne, che ha annunciato il dispiegamento delle forze dell’ordine ai media francesi. “Dalla prossima settimana, 150 poliziotti e gendarmi in più nelle Alpi Marittime, nel sud-est del Paese, per far fronte all’aumento della pressione migratoria al confine italiano”. Ha affermato il presidente del Consiglio a Parigi. Il primo ministro francese ha dichiarato mercoledì scorso, che spingerà i piani per una nuova legge sull’immigrazione in autunno per mancanza di un sostegno sufficiente in parlamento per farla adottare in questa fase.
Ciò avviene dopo che il governo, che non ha la maggioranza assoluta in parlamento, ha utilizzato poteri costituzionali speciali per adottare una legge sulle pensioni profondamente impopolare senza un voto finale, dopo mesi di proteste di piazza. “Ora non è il momento di avviare un dibattito su un disegno di legge che potrebbe dividere i francesi”, ha detto Borne in una conferenza stampa.
Inoltre ha dichiarato di non essere riuscita finora a raggiungere un accordo con il partito conservatore Les Republicains (LR) sul disegno di legge sull’immigrazione, che mira ad accelerare l’espulsione dei migranti illegali rendendo più facile ottenere i permessi di soggiorno per coloro che lavorano in settori in difficoltà per trovare lavoratori. Proprio il presidente dei Repubblicani, Éric Ciotti, il quale è anche deputato delle “Alpi Marittime”, ha reagito al rinvio del disegno di legge chiedendo nuovamente un referendum sull’immigrazione. “Accolgo con favore l’annuncio del Primo Ministro” ha affermato Ciotti. Il deputato però ritiene che “questi rinforzi non siano all’altezza della vera ondata migratoria che si sta verificando da diverse settimane a Mentone” e “chiede rinforzi ancora maggiori”. Ritiene che “il ricorso al referendum sia ormai l’unica soluzione”. Per Charles Ange Ginésy, presidente del consiglio dipartimentale delle Alpi Marittime, l’annuncio del primo ministro “è una buona notizia. Speriamo che questa decisione si concretizzi rapidamente e non sia una semplice risposta rispetto ad un’ondata di flussi migratori”, ha scritto in un comunicato stampa. Charles Ange Ginésy ha anche aggiunto che “questa decisione non risolverà il problema dei minori non accompagnati che ci spetta automaticamente, mentre da tempo chiedo allo Stato di assumersi le proprie responsabilità”.
E se la Francia trova soluzioni tampone rispetto al problema, dai Paesi Bassi arrivano ulteriori manovre sul fronte “migranti e Italia”. Tecnicamente: i Paesi Bassi non rimanderanno più i richiedenti asilo in Italia perché c’è il “rischio reale” che finiscano a vivere per strada e che “non siano in grado di soddisfare i loro bisogni primari più importanti, come riparo, cibo e acqua corrente” e questo “è contro i diritti umani”. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato della nazione che sostiene che al momento non ci sono le condizioni per rispettare i termini dell’accordo di Dublino, che stabilisce che i casi dei rifugiati devono essere valutati nel primo Paese di ingresso dell’Ue.
Il caso è nato da un ricorso di due uomini entrati in Europa attraverso la nostra nazione, un nigeriano e un eritreo, con il primo ha chiesto asilo prima tre volte in Italia e poi di nuovo in Olanda. Il sottosegretario per la Giustizia e la Sicurezza, Eric van der Burg, si era rifiutato di prendere in considerazione le loro richieste di asilo nei Paesi Bassi e voleva rimandarli entrambi indietro. Ma ha ricevuto lo stop dalla più alta corte nazionale. “Questo non aiuta”, ha dichiarato il politico in risposta alla sentenza. “L’Italia è un Paese importante e molte persone arrivano lì”.
Nel frattempo la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catania ha coordinato le indagini che, ieri, hanno portato al fermo di 17 persone, accusate di far parte di un gruppo criminale specializzato in grado di far giungere in Italia migranti in maniera irregolare, con un’offerta che comprendeva l’imbarco ed il raggiungimento della destinazione finale. Sono tutti imputati di “associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravata dall’aver agito in più di dieci persone e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravata”. Le indagini sono nate in seguito alle dichiarazioni rese da una minore straniera, giunta nel gennaio del 2021 presso il porto di Augusta e successivamente collocata presso una struttura di accoglienza nel catanese. Il suo obiettivo era raggiungere la Francia seguendo le indicazioni avute in Libia da una donna che l’aveva avvicinata mentre si trovava in attesa di imbarco.

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