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“La frutta diventerà un lusso ma con aiuti per la ricerca torneremo leader in Europa”

di Redazione -


Fruitimprese è l’associazione delle aziende ortofrutticole dal 1949. Marco Salvi è il suo presidente. Il Gruppo che porta il suo cognome si occupa a Ferrara di agroalimentare dal 1891, ha due dipendenze in Francia e Polonia e linee di produzione nel Lazio, in Campania e in Puglia.

L’Identità gli ha chiesto di raccontarci lo stato di salute del settore, alla luce del conflitto russo-ucraino ancora in corso.
La guerra ha certamente rimescolato gli equilibri e i flussi commerciali, prevalentemente in Europa e nelle sue tradizionali piazze di mercato. Paesi dell’Est come la Polonia o extra-UE come l’Egitto o la Turchia, che hanno visto chiudersi tradizionali mercati di sbocco come l’Ucraina o la Bielorussia, hanno ricollocato i loro volumi all’interno del mercato europeo generando un eccesso di offerta e una maggiore competizione con gli esportatori UE, con tutte le conseguenze sulla tenuta dei prezzi. Tuttavia, se leggiamo gli ultimi dati disponibili, nel raffronto tra i primi 7 mesi del 2021-2022, la categoria di prodotti che ha registrato il maggiore aumento in importazione è quella degli agrumi (+42.1%). Un aumento che non è riconducibile esclusivamente al conflitto russo-ucraino, bensì ad un’annata particolarmente difficile per il comparto italiano degli agrumi, dovuta prevalentemente a fenomeni atmosferici estremi e problematiche fitosanitarie che ne hanno decimato la produzione nazionale. Stesso discorso per le pere, la cui produzione nazionale si è drasticamente ridotta a seguito di ripetute ondate di gelo, grandine e fitopatie come quella causata dalla cimice asiatica. L’aumento delle importazioni, peraltro, non è per noi un dato negativo in un contesto globalizzato, perché prova del fatto che l’Italia è sempre più un hub del commercio ortofrutticolo internazionale in grado di garantire flussi costanti di prodotto nazionale oppure proveniente dalle altre aree di produzione, mantenendo un rapporto costante con la distribuzione europea.

Quali prospettive, dall’innovazione e dalla sostenibilità?
Il nostro settore è da sempre vocato alla ricerca, per questo chiede al Governo una riconferma degli aiuti di Industria 4.0. Quanto alla sostenibilità, mai come ora va declinata in ambientale, economica e sociale. Nella crisi attuale, va dato ossigeno alle aziende con interventi immediati di riduzione del prezzo dell’energia, per assicurare la tenuta economica e sociale del tessuto imprenditoriale. La questione è molto complessa a livello UE, ma confidiamo nella volontà del nuovo esecutivo di creare incentivi per la transizione ecologica verso sistemi di lavorazione e conservazione meno energivori. Un primo provvedimento potrebbe essere l’estensione anche alle nostre imprese del commercio, non solo a quelle agricole ed agroindustriali, dell’accesso ai fondi stanziati per il parco agrisolare. Un discorso a parte meritano gli imballaggi, argomento all’ordine del giorno in Europa e finora trattato dalle diverse legislazioni nazionali. Riteniamo che su questo molti sforzi debbano essere ancora fatti per una razionalizzazione dei processi di confezionamento della merce. L’obiettivo dovrebbe essere quello di creare un sistema sempre meno impattante sia in termini ambientali che economici, riducendo i costi energetici e logistici. Dobbiamo liberarci di confezioni complesse e inutili e presentare al consumatore un prodotto sano e buono ad un prezzo accessibile.

Quali necessità, per il settore, quanto a logistica, digitalizzazione, sviluppo trasporto intermodale? Il PNRR servirà davvero?
Con altre associazioni del settore abbiamo contribuito alla stesura delle priorità del comparto da inserire nel PNRR, evidenziando la necessità assoluta di investimenti strategici per lo sviluppo della logistica dei porti e potenziando anche scali ad oggi meno utilizzati, come il porto di Ravenna. Oggi, gran parte delle merci viaggia ancora su gomma: la chiave di volta per rafforzare la nostra competitività internazionale è puntare su una maggiore integrazione dei vettori utilizzando il migliore mix logistico in termini di tempi e costi. Con la digitalizzazione a fare da collante, svecchiando i sistemi logistici delle aziende di trasporto, ma anche quelli aziendali tra il campo e il magazzino fino alla Gdo.

Conosce il Sud nel suo ruolo istituzionale e da imprenditore. Come abbattere il divario con il Nord?
Tra gli investimenti più urgenti, quelli per le infrastrutture, dal potenziamento dei porti del Sud a un miglioramento per quello ferroviario e stradale. Ma anche per il lavoro: la carenza di manodopera specializzata penalizza interi comparti e fa perdere di competitività il nostro settore rispetto ad altri Paesi Ue. La verità è che molti degli sforzi compiuti in questi anni da imprenditori lungimiranti per trattenere lavoratori specializzati si scontra con un costo del lavoro in Italia molto più elevato, rispetto ad altri competitor che possono godere di un sistema molto più semplice e attrattivo per i lavoratori stagionali.


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