La Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) ha terminato ufficialmente le operazioni nella Striscia di Gaza, dove a metà del mese scorso aveva sospeso le sue attività con l’entrata in vigore dell’accordo di cessate il fuoco previsto dal piano di pace di Donald Trump. “La Gaza Humanitarian Foundation – si legge in una nota dell’organizzazione sostenuta dagli Stati Uniti e da Israele – ha comunicato di aver completato con successo la sua missione di emergenza a Gaza, dopo aver distribuito più di 187 milioni di pasti gratuiti direttamente ai civili in un’operazione umanitaria da record che ha garantito che gli aiuti alimentari raggiungessero le famiglie palestinesi in modo sicuro e senza interferenze da parte di Hamas o di altre entità”.
Il comunicato della Gaza Humanitarian Foundation e la realtà
“Siamo riusciti a portare a termine la nostra missione di dimostrare che esiste un modo migliore per fornire aiuti alla popolazione di Gaza”, ha aggiunto il direttore esecutivo John Acree. La fondazione gestiva diversi siti per la distribuzione di aiuti umanitari nel sud di Gaza e uno nella Striscia centrale. Il suo operato è stato disastroso ed è ben presto diventato letale. Secondo le Nazioni Unite, infatti, più di 2.100 palestinesi sono stati uccisi mentre erano in attesa di ricevere i viveri, molti dei quali nelle vicinanze dei centri della Ghf.
Le fazioni palestinesi
I miliziani della Jihad islamica hanno riferito di aver ritrovato i resti di un ostaggio israeliano che era tenuto prigioniero dai suoi uomini nella parte settentrionale del campo profughi di Nuseirat, nella fascia centrale del territorio dell’enclave palestinese.
Due membri di Hamas eletti nel consiglio legislativo dell’Autorità Nazionale Palestinese sono stati arrestati ieri mattina a est di Betlemme, in Cisgiordania. A denunciarlo è stato l’Ufficio per gli Affari dei Prigionieri del movimento islamista. Ahmed Atoun, 57 anni, poi prontamente rilasciato, era stato prelevato alcune ore prima, legato e bendato, dalla sua casa a Beit Sahour, a est di Betlemme, per essere interrogato in una struttura militare israeliana. Muhammad Abu Tir, 75 anni, è stato portato via dalla sua abitazione a Dar Salah, a est di Betlemme. Entrambi gli uomini sono stati eletti nelle liste di Hamas alle ultime elezioni legislative dell’Autorità Nazionale Palestinese tenutesi nel 2006.
La situazione in Libano con Hezbollah
Il fronte libanese è rovente. Israele dovrebbe preoccuparsi della risposta di Hezbollah all’assassinio del capo militare dell’organizzazione, Haytham Ali Tabatabai, compiuto domenica dalle Idf, ha avvertito il capo del consiglio esecutivo del “Partito di Dio”, Ali Daamoush, intervenuto al funerale di Tabatabai a Beirut.
In merito ad una possibile soluzione diplomatica delle tensioni, Daamoush ha chiarito che il suo gruppo non si occuperà di alcuna proposta “finché il nemico non si atterrà all’accordo di cessate il fuoco” raggiunto lo scorso novembre. Lo Stato ebraico ha accusato la fazione sciita libanese di aver violato le condizioni dell’intesa e affermato che i suoi raid hanno lo “scopo” di impedirne un nuovo riarmo.
Alludendo alle pressioni degli Stati Uniti e di altri Stati sul Paese dei Cedri affinché disarmi Hezbollah, ha aggiunto: “È dovere dello Stato difendere i propri cittadini e la propria sovranità. Il governo deve elaborare piani a tal fine e respingere diktat e pressioni straniere”.
Le Idf e il presidente Aoun
Le Idf si stanno preparando a una possibile risposta militare da parte della fazione sostenuta dall’Iran, anche se per ora non ci sono state “comunicazioni” per salvaguardare i civili. L’aeronautica militare israeliana ha rafforzato le difese aeree nel nord per fronteggiare un eventuale lancio di razzi.
Il presidente libanese Joseph Aoun ha invitato la comunità internazionale a intervenire con fermezza per fermare i bombardamenti israeliani sul Libano. Durissima Teheran. Il ministero degli Esteri “considera deplorevole e ingiustificabile l’inazione e il silenzio delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza di fronte alle aggressioni continue e agli innumerevoli crimini del regime israeliano contro la popolazione libanese”.
Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz si recherà in Israele prima della fine dell’anno per la sua prima visita nel Paese da quando ha assunto l’incarico. La data esatta verrà annunciata la settimana precedente. Il Times of Israel aveva precedentemente indicato ill 6 e 7 dicembre.