LA GHIGLIOTTINA – La Fornero? Per l’Inps allunga la vita
Chi fa l’operaio campa di meno del suo dirigente, sembra una (triste) ovvietà ma è un dato di fatto supportato dai numeri: vive di più, almeno secondo l’Inps, chi percepisce una pensione più alta rispetto a chi ha un assegno più basso. Ma quanto di più? Un dirigente ha una aspettativa di vita maggiore di cinque anni rispetto a un operaio. Altro dato interessante anche se di certo non una sconvolgente novità, il divario è più ampio tra i lavoratori di sesso maschile rispetto alle lavoratrici. Andando proprio a fare i conti in tasca ai pensionati, un ex dirigente del quintile più alto, ossia la fascia di reddito più alta, ha una speranza di vita di quasi cinque anni superiore a quella di un pensionato ex operaio o impiegato del primo quintile, cioè la fascia di reddito più bassa.
L’Inps, la riforma Fornero e la speranza di vita
Secondo l’Inps, è colpa del cosiddetto coefficiente di trasformazione unico per il calcolo della pensione: infatti penalizza di brutto i soggetti meno abbienti il cui totale dei contributi si traduce in una pensione più bassa di quella basata piuttosto sulla loro effettiva speranza di vita. Al contrario, i più abbienti ottengono pensioni più elevate di quelle che risulterebbero se calcolate sulla durata media della loro vita. Insomma, abbiamo tutti fatto la guerra alla Fornero perché con la sua riforma si lavora di più, però a guardare queste statistiche un vantaggio ce l’ha dato, l’ex ministro del governo Monti, “madrina” degli esodati: ha allungato di qualche anno (di lavoro) la vita degli operai.
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