Ambiente

La Giornata mondiale dei legumi, ma in Italia non se ne mangiano ancora abbastanza

di Redazione -


Si celebra oggi la Giornata mondiale dei legumi, indetta nel 2019 dalla Fao con l’obiettivo di sottolineare l’importante ruolo che alimenti come ceci, fagioli, fave, lenticchie e piselli rivestono dal punto di vista nutrizionale e ambientale.
Secondo elaborazioni di Barilla su dati Istat dal dopoguerra a oggi, in 70 anni, abbiamo dimezzato il consumo di legumi, ma la rotta sta cambiando. La domanda di proteine vegetali nei 12 mesi tra giugno 2020 e giugno 2021 è cresciuta più velocemente (+20%) rispetto a quella di proteine animali, tanto che ormai quasi un quarto (22%) di tutte le proteine assunte in Italia ormai è di origine vegetale.
La pandemia ha accelerato una tendenza già in atto perché i “legume lovers” sono in costante aumento: nel 2020 più di un italiano su due (53%) ha mangiato legumi almeno una volta a settimana, in crescita del 15% rispetto a 10 anni fa. Ma l’altra faccia della medaglia evidenzia che ancora il 47% non si avvicina alle 3 porzioni a settimana consigliate dalle linee guida nutrizionali del Crea. E oggi come 10 anni fa, le principali sacche di resistenza si riscontrano tra adolescenti e under 20, tanto tra i maschi quanto tra le femmine, mentre il gradimento verso i legumi si stabilizza dopo i 30 anni e oltre.

Proprio ai legumi gli scopritori della Dieta Mediterranea, Ancel e Margaret Keys, avevano dedicato, nel 1967, il libro Il fagiolo benevolo. E non a caso il ritorno alla Dieta Mediterranea passa anche dalla riscoperta dei legumi, fonte di proteine vegetali e cibo a basso impatto ambientale, che oggi vengono utilizzati anche per produrre pasta e biscotti per la prima colazione.

Questo cibo antico, amato anche da Cicerone e Orazio, che ha lasciato scritto il suo amore per lagana e ceci, non ha solo importanti caratteristiche nutrizionali – come il ridotto apporto di grassi e l’alto contenuto proteico – ma riveste un ruolo rilevante per lo sviluppo di sistema agricolo via via più sostenibile. Le leguminose, infatti, sono particolarmente adatte per una corretta rotazione colturale, che è uno dei pilastri di un’agricoltura più efficiente. Sono piante che possono vivere in terreni poveri migliorandone la fertilità e sono in grado di fissare nel terreno l’azoto presente nell’atmosfera, riducendo l’uso di fertilizzanti. In alcuni casi vengono utilizzate per migliorare la resa delle coltivazioni, alternando nei campi legumi con almeno tre colture diverse, tra cui il grano duro e il grano tenero.


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