Politica

La grande alleanza Pd-Fdi? Solo per il proporzionale

Letta e Meloni non governerebbero mai insieme ma il sogno di travolgere gli avversari interni rischia di essere esiziale alla destra

di Giovanni Vasso -


Cosa accadrebbe se in Italia, dopo le elezioni, si creasse un governissimo tra i due pesi massimi del consenso, cioè Pd e Fratelli d’Italia? L’Europa si limiterebbe a benedirlo e a Washington il patto (postumo) tra gli eredi di Almirante e quelli di Berlinguer, nel nome dell’atlantismo e dell’europeismo, verrebbe salutato con favore. Queste sono le ricostruzioni che ormai da qualche giorno circolano sui giornali più influenti del Paese, dal Corriere della Sera a Dagospia.

Gli scenari sembrerebbero abbastanza delineati. Il Pd non potrebbe tirarsi indietro né avallare pregiudiziali di sorta dal momento che, oggi, governa il Paese insieme alla Lega dell’odiatissimo Matteo Salvini e che studia un campo largo con quello stesso Movimento Cinque Stelle che, un pugno d’anni fa, avrebbe costituito addirittura un pericolo per la democrazia. Tra Pd e Fdi, si ragiona, ci sarebbero più cose in comune di quanta la retorica antifascista da un alto e quella anti-inciucista dall’altro lascerebbe immaginare. Si tratta, ed è vero, di due forze profondamente atlantiste che si sono immediatamente schierate a favore dell’Ucraina quando è scoppiato il conflitto con la Russia. Inoltre Meloni, divenuta presidente dei Conservatori Europei, ha smussato le posizioni anti Ue ed è passata da una critica di sistema sul modello “fuori dall’Europa” all’opposizione all’interno delle istituzioni comunitarie. Infine, Pd e Fdi sono entrambe forze strutturate ed eredi di una storia di radicamento sul territorio e nella coscienza politica del Paese.

Va detto che lo scenario di un governissimo tra democratici e conservatori è alquanto improbabile. Giorgia Meloni ha tenuto subito a precisare che “nulla di buono può nascere con la sinistra” e che sono lontanissime da lei le tentazioni “inciuciste”. A ben guardare, infatti, le sollecitazioni a un asse Pd-Fdi sembrano più orientate a creare un fronte comune sulla legge elettorale. Che porti il Paese a votare, il prossimo anno, con il proporzionale secco. Così entrambi i partiti avrebbero le mani libere per la campagna elettorale e, dal momento che nessuno riuscirà a conquistare una maggioranza nemmeno lontanamente comparabile a quelle della Dc, ogni gioco per le alleanze di governo sarebbe rinviato al dopo-urne. In un colpo solo, Letta si libererebbe dalla zavorra Conte e Meloni dal peso di Salvini e Berlusconi.

Ma se è vero che la farina del diavolo va in crusca, uno scenario simile rischia di impantanare Fratelli d’Italia a un ruolo di eterna opposizione. Ferma a destra, risolta a non dialogare con nessuno che non sia nel centrodestra, scegliendo la strada del muro, Meloni finirebbe per incassare consensi mai visti prima inspendibili, però, sul piano del governo. E sarebbe una vera beffa, a tutto vantaggio del Partito democratico. Che invece, nuova balena bianca, potrebbe garantirsi un ruolo centrale nell’esecutivo che verrà.


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