Editoriale

LA GRANDE ILLUSIONE

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Con i tassi canaglia della Bce milioni di persone stanno al limite. Gente che lavora, magari appena sposata, comprata casa, le spese del mese che stanno schizzando, figli e dentista, non ce la fa. E non è questione di reddito di cittadinanza, perché la grande stangata dell’Europa è arrivata a puntate negli ultimi due anni, fra pandemia e guerre, inflazione e ricette sbagliate della Bce, riguarda chi lavora. Chi non lavora sta ancora più ai margini. È così che ogni giorno affrontiamo lo stesso problema. Un sistema politico ed economico progettato per la crescita e l’espansione oltre i confini dell’Occidente tradizionale che ha smesso di funzionare da molto tempo, ha smesso di ripartire la ricchezza, ha smesso di essere monopolista, senza dirlo apertamente. E così resta sulle spalle della gente l’adeguamento alle promesse e ai programmi che noi avevamo immaginato per il futuro di benessere che c’era stato prospettato dai governi degli ultimi decenni. Non possiamo nemmeno dire che si tratti di una grande bugia, probabilmente si tratta di una grande illusione, quella di possedere la chiave di lettura unica del mondo di domani quando invece non era così. Il problema nasce oggi. Quando tutti abbiamo chiaro che il destino è diverso da quello che immaginavamo. Solo che tanto l’Europa quanto i governi nazionali continuavano a ripetere che la sensazione che ha la gente, ormai milioni di persone, sia esagerata, sia pessimistica e non realistica come invece appare. Questo significa che le democrazie costruiscono ulteriori sogni, invece che affrontare la realtà come fossimo da un medico e gli chiedessimo conto di uno stato di salute che continua a mostrare sintomi che non passano.
Cosa possiamo fare? Prima di tutto smettere di avere la verità in tasca. Perché una verità semplice, che tenga insieme tutto ciò che stiamo vivendo non esiste. E lo sappiamo. Abbiamo troppi secoli di storia per cadere nel tranello della colpa che sta tutta da una parte. E anche se la mettiamo sui principi, dobbiamo dirci che la democrazia ha fatto cose straordinarie, questo è vero, ma ha anche coperto ipocrisie globali. Come l’idea che la libertà e il benessere sarebbero durati per sempre. Senza che essi producessero davvero benefici per ognuno. E adesso ci troviamo con una nuova generazione che pretende di ereditare quello che avevamo promesso. Solo che nessuno ha il coraggio di dire loro che è rimasto un pugno di mosche, pure tante mosche. Ed è per questo che abbiamo la sensazione che i giovani abbiano poca voglia di fare quello che per noi era la norma. Perché noi abbiamo ereditato più di quello che meritiamo, mentre loro pagheranno i danni che abbiamo lasciato. Il problema più grosso è che non sarà l’Occidente da solo a tirare le somme e a giudicare. Perché il mondo, ormai ci è chiaro, si sta dividendo. E non è detto che la nostra narrazione, se sarà fallace come negli ultimi anni, potrà anche stavolta prevalere.

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