Economia

La guerra condiziona le economie europee, in Italia cresce la produzione industriale

di Alessio Gallicola -


La guerra condiziona le economie europee, che paventano venti di recessione ma che stavolta per l’Italia fanno segnare un dato positivo. I numeri col segno “+” sono da ascrivere alla produzione industriale, che è tornata a crescere nel mese di febbraio, recuperando buona parte del calo registrato nei due mesi precedenti: per l’indice destagionalizzato l’Istat stima un rialzo del 4% su gennaio.
Corretto per gli effetti di calendario, a febbraio 2022 l’indice complessivo è aumentato in termini tendenziali del 3,3% ed è positivo anche il confronto con il valore di febbraio 2020, mese antecedente l’inizio dell’emergenza sanitaria: il livello destagionalizzato dell’indice di febbraio 2022 è maggiore del 2,5%. Nella media degli ultimi tre mesi invece la dinamica congiunturale è rimasta negativa (-0,9%).
Secondo l’Istat “l’impatto della guerra sull’economia italiana rimane di difficile misurazione” e si innesta in una fase del ciclo caratterizzata dalla crescita di alcuni settori economici, degli investimenti e del mercato del lavoro.
“Nonostante l’accelerazione dell’inflazione, l’attuale tasso di investimento, tornato ai livelli del 2008, e l’ancora elevata propensione al risparmio potrebbero rappresentare punti di forza per lo sviluppo dell’economia nei prossimi mesi”. L’Istat precisa inoltre che il forte rialzo del carovita “costituisce ancora il principale rischio al ribasso”.
Mentre in Italia la produzione industriale torna a crescere, in Inghilterra e Germania la situazione appare tutt’altro che rosea. Mentre il Regno Unito ha registrato l’aumento dell’inflazione più alto degli ultimi 30 anni, in Germania c’è il rischio di “un’acuta recessione” nel 2023 in caso di uno stop al gas russo e si rivedono le stime della crescita per il 2022.
In Gran Bretagna il dato di sintesi sull’inflazione indica invece un rialzo del 7% nel mese di marzo: è il più elevato degli ultimi 30 anni. Sono state superate le stime del 6,7% e il balzo del 6,2% registrato nel mese precedente. Superate le stime anche su base mensile, con un rialzo dell’1,1% a fronte del +0,7% previsto e del progresso precedente dello 0,8%.
La Germania, invece, secondo le stime di primavera gli istituti economici tedeschi, scivolerà in una “acuta recessione” nel 2023, nel caso di un’interruzione delle consegne di gas russo. I principali istituti tedeschi hanno rivisto le stime della crescita per la Germania: nel 2022 sarà dell’2,7%. In autunno le attese erano del 4,8%. Nel caso di uno stop del gas russo, il Pil potrebbe crescere ancora solo dell’1,9%.


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