Cresce la tensione nel Pacifico, Taiwan – leader mondiale nella produzione di chip e semiconduttori – è al centro di un’aspra diatriba con Pechino che continua a perseguire il progetto dell’Unica Cina nonostante l’opposizione degli Usa. Già un anno fa, quando il clima nell’area aveva iniziato a surriscaldarsi, c’erano stati (gravi) problemi nell’approvvigionamento mondiale di materiale hitech, di cui Taipei è, forse, il maggior bazar su scala planetaria. Per non restare più senza, per diversificare i canali di produzione e acquisto di chip e semiconduttori, Intel ha varato un piano che investe l’intera Europa. Grazie all’impegno dell’Ue, sancito dall’European Chips Act varato dalla Commissione a febbraio scorso, Intel ha scelto di creare un megapolo di produzione direttamente nel Vecchio Continente. Si tratta di un investimento enorme. Non solo sotto il profilo economico (si parla di un impegno complessivo da 33 miliardi di dollari), ma specialmente sul fronte geopolitico (l’Ue recupererebbe una centralità inaspettata sul mercato hitech) e, quindi, sull’occupazione. Se il cuore pulsante del progetto sta a cavallo tra la Germania, a Magdeburgo, e la Francia (dove sorgerà l’hub di progettazione dei chip), l’Italia, insieme a Irlanda, Polonia e Spagna, potrebbe ospitare uno degli stabilimenti “satelliti” che supporterebbero la filiera europea della produzione hitech. Secondo i rumors, per Roma ci sarebbe pronto un investimento da 1,5 miliardi di euro che porterebbe positive ripercussioni sull’occupazione, dato che le assunzioni che si prospettano sul suolo nazionale sarebbero centinaia (si parla di almeno 1.500 posti disponibili).
La guerra del chip

Cresce la tensione nel Pacifico, Taiwan – leader mondiale nella produzione di chip e semiconduttori – è al centro di un’aspra diatriba con Pechino che continua a perseguire il progetto dell’Unica Cina nonostante l’opposizione degli Usa. Già un anno fa, quando il clima nell’area aveva iniziato a surriscaldarsi, c’erano stati (gravi) problemi nell’approvvigionamento mondiale di materiale hitech, di cui Taipei è, forse, il maggior bazar su scala planetaria. Per non restare più senza, per diversificare i canali di produzione e acquisto di chip e semiconduttori, Intel ha varato un piano che investe l’intera Europa. Grazie all’impegno dell’Ue, sancito dall’European Chips Act varato dalla Commissione a febbraio scorso, Intel ha scelto di creare un megapolo di produzione direttamente nel Vecchio Continente. Si tratta di un investimento enorme. Non solo sotto il profilo economico (si parla di un impegno complessivo da 33 miliardi di dollari), ma specialmente sul fronte geopolitico (l’Ue recupererebbe una centralità inaspettata sul mercato hitech) e, quindi, sull’occupazione. Se il cuore pulsante del progetto sta a cavallo tra la Germania, a Magdeburgo, e la Francia (dove sorgerà l’hub di progettazione dei chip), l’Italia, insieme a Irlanda, Polonia e Spagna, potrebbe ospitare uno degli stabilimenti “satelliti” che supporterebbero la filiera europea della produzione hitech. Secondo i rumors, per Roma ci sarebbe pronto un investimento da 1,5 miliardi di euro che porterebbe positive ripercussioni sull’occupazione, dato che le assunzioni che si prospettano sul suolo nazionale sarebbero centinaia (si parla di almeno 1.500 posti disponibili).