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La guerra del Covid Crisanti contro Zaia

di Ivano Tolettini -

LUCA ZAIA REGIONE VENETO


 

Nella “faida dei tamponi” è scontro totale, e senza esclusione di colpi, tra il governatore Luca Zaia e il virologo Andrea Cristanti, da settembre senatore Pd. Con il cattedratico che annuncia le dimissioni dall’Università di Padova per avere le mani libere per perseguire in sede penale e civile il presidente reo di essersi lasciato andare a considerazioni al vetriolo sul suo conto in una intercettazione agli atti di un’inchiesta. A far deflagrare il caso è l’inchiesta giornalistica di Report, in onda ieri sera su Rai 3. La guerra tra quelli che oggi sono due politici su sponde opposte, scoppia quando Cristanti, che nella prima fase dell’emergenza Covid era stato portato in palmo di mano da Zaia per i suoi studi su Vò Euganeo dove si era registrato il primo morto per effetto del virus in Italia, ma poi il governatore aveva preso le distanze quando il microbiologo era diventato una star Tv che se del caso lo criticava, contesta la validità dei test antigenici acquistati dalla Regione per fare fronte all’emergenza. Test la cui efficacia nell’estate 2020 era del 70% e non del 90% come certificava il produttore Abbot Panbio. E il Veneto assieme ad altre Regioni ne aveva acquistati per 148 milioni di euro. In quel torno temporale la Regione aveva denunciato per diffamazione lo scienziato, con cattedra anche in Inghilterra, a causa delle plateali critiche scientifiche al sistema di prevenzione del Veneto. Perché Crisanti con il suo studio aveva demolito la validità dei test antigenici e quindi aveva presentato un esposto alla procura di Padova. Tanto che successivamente la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di Roberto Rigoli, direttore della microbiologia di Treviso, per non avere svolto gli esami che certificavano la validità dei test antigenici così come attestato dal produttore. E Crisanti, che sarà narciso ma il suo lavoro lo sa fare, avrebbe preso in castagna il collega. Sotto processo per falso ideologico e turbata libertà degli incanti, per la cronaca, è finita anche la direttrice generale dell’Azienda Zero del Veneto, Patrizia Simionato, ex direttrice dello Iov di Padova, in qualità di responsabile degli acquisti dei test in teoria certificati da Rigoli. Insomma, un gran polverone sulla decantata sanità veneta. Dunque, succede che il governatore Zaia conversando con un indagato sul fatto che il manager Roberto Toniolo anziché firmare una denuncia-querela contro Crisanti si era limitato a un esposto, si lascia scappare: “Sono qua a rompermi i coglioni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico, per sistemare Crisanti». E la presunta diffamazione di Cristanti sarebbe stata appunto quella di sostenere che la validità dei test era del 70 e non 90%.
Report era entrato in possesso del contenuto delle intercettazioni dopo che Crisanti aveva presentato la richiesta di accesso agli atti. E quello che aveva fatto arrabbiare Zaia era che il Senato accademico dell’Università di Padova, il quale era stato sensibilizzato da Crisanti per l’interferenza della Regione in un’attività di ricerca, non aveva potuto prendere alcuna posizione contro Crisanti perché Toniolo aveva presentato l’esposto, che com’è noto è una segnalazione generica mentre se fosse stata una denuncia avrebbe comportato automaticamente l’iscrizione di Crisanti sul registro degli indagati. Le “dichiarazioni di Zaia sul mio conto sono di una gravità senza precedenti – tuona ieri pomeriggio il senatore del Pd – Lo inseguo fino alla fine del mondo per inchiodarlo su qualsiasi responsabilità che ha nei miei confronti. Questo regime di intimidazione in questa Regione deve finire”. Mentre il governatore del Veneto non ha voluto rilasciare dichiarazioni sullo scoop di Report, Crisanti ha sparato a palle incatenate contro di lui, annunciando anche le sue dimissioni dall’Università per potere agire in sede giudiziaria contro il presidente leghista senza intaccare l’autonomia dell’Università che collabora con la Regione. Il microbiologo afferma a scanso di equivoci che è “ininfluente” la sua appartenenza al Partito Democratico «Qui è un problema di etica, non è un problema politico. Accolgo con sgomento – afferma – le dichiarazioni di zaia contro il sottoscritto. Perché poi non sono solo queste le dichiarazioni”. Quindi l’esperto incalza: “Chiaramente io ho fatto accesso agli atti e ci sono ben altre dichiarazioni, in cui si dimostra che Zaia è l’orchestratore di una campagna di diffamazione e discredito nei confronti, tra le altre cose, contro una persona come me che lavora per la Regione e che, tra le altre cose, ha preso delle posizioni proprio per salvaguardare la Regione stessa”. Crisanti è un fiume in piena: “Evidentemente se in Regione fosse stato preso sul serio lo studio che ho sviluppato sui test antigenici e che poi è stato pubblicato su “Nature”, chiaramente tutti avrebbero dovuto riflettere sugli ordini che stavano facendo e gli appalti per 150 milioni di euro. Questi a Venezia praticamente hanno accettato come giustificazione la dichiarazione di Rigoli, il direttore della microbiologia di Treviso incaricato di confermare l’idoneità clinico-scientifica dei tamponi per l’accesso negli ospedali e nelle Rsa, che non ha fatto nessuno studio, e forse erano addirittura consapevoli che non l’aveva fatto”. Dunque, la nuova puntata dello scontro Zaia-Crisanti, telenovela politico-sanitaria in onda da parecchi mesi, è destinata a produrre altri fuochi d’artificio.

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