Politica

La guerra di Piero

di Edoardo Sirignano -

ELLY SCHLEIN - SEGRETARIA PD


Un temporale si abbatte anche sul Pd. Non sono le ultime comunali a impensierire la segretaria, ma piuttosto quel mondo riformista, messo ai margini dopo le primarie. Non a caso sulle colonne di Repubblica insorgono gli ex parlamentari Stefano Ceccanti, Enrico Morando e Giorgio Tonini, ovvero quegli esperti che si sono battuti per una serie di cambiamenti alla Costituzione, ora osteggiati da Elly e compagni.

Il ricatto dei riformisti

“Tocca a noi – scrivono in una lettera inviata al quotidiano – contestare la scelta di Schlein di un Aventino sulle riforme. È un tema costitutivo del nostro partito, che non vogliamo lasciare alle destre”. Accusano, dunque, la nuova leader di essere timida nel rivendicare i risultati dei vari esecutivi rossi. “Cambi – tuonano – o ne andrà della nostra credibilità”. Quello che può sembrare un appello, alla fine, è una vera e propria minaccia. Il nuovo corso, dopo gli abbandoni dei vari Cottarelli, Borghi, Marcucci, Chinnici e Fioroni, non può permettersi altre fuoriuscite. Tutti sanno, poi, che si tratta di riferimenti vicini all’ex ministro Lorenzo Guerini, capo della mozione maggiormente penalizzata dopo l’ultimo cambio al vertice. Elly, quindi, si trova di fronte a un bivio: portare avanti la strategia identitaria che gli sta consentendo di recuperare qualche consenso oppure stilare una sorta di non belligeranza con la minoranza per evitare ulteriori fratture. La verità è che l’ex sardina, da tempo, sta cercando di recuperare le relazioni con chi l’ha osteggiata durante l’ultimo congresso. Basti pensare al governatore Michele Emiliano, che su queste colonne, dopo una serie di voci relative a un suo malcontento, gli ha ribadito una fiducia a tempo. Più difficile, però, guadagnarsi la simpatia di sceriffi come quello di Salerno.

Il rampollo della discordia

Il viceré della Campania certamente non si accontenta di qualche promessa a lungo termine. Vuole risposte rapide e concrete. La priorità ovviamente è una casella per il rampollo di casa Piero. Quest’ultimo chiede di essere riconfermato come vice-capogruppo alla Camera. I compagni della sardina, però, non sono d’accordo su tale proposta. Vogliono silurare quei “cacicchi” che fino a ieri li hanno messi ai margini. Ecco perché gli uffici di presidenza a Montecitorio e Palazzo Madama si trasformano in una patata bollente o meglio ancora nell’ennesimo teatro di scontro tra le varie mozioni. Non a caso i rinvii sull’argomento sono all’ordine del giorno. Il problema, questa volta, è più grave rispetto alle fughe solitarie viste fino a ora.
Se De Luca lascerà il partito, si porterà con sé l’intera classe dirigente campana. I vari Ruotolo e Sarracino certamente non basterebbero a garantire un vuoto che si rivelerebbe fatale, considerando che le regionali del 2025 sono ormai alle porte e l’uomo dei lanciafiamme intende correre, ancora una volta, per la presidenza di Palazzo Santa Lucia. Il terzo mandato non lo spaventa, così come il sostegno o meno della sua segretaria. Elly, quindi, dovrà scegliere se blindare la linea rossa, che le ha consentito di riprendersi i voti della Cgil e compagni vari oppure garantire quei portatori d’acqua, che piazzandosi, tra una parte e l’altra dello schieramento, sin dalla nascita del Pd, ne hanno garantito la sopravvivenza.

I balenotteri e l’imprevedibile Conte

I 5 Stelle, poi, non hanno alcuna intenzione di chiudere subito un’intesa con i dem. Cacciare i centristi e rimpiazzarli con i gialli, ormai sempre più stampella della premier Meloni, quindi, è una strada non percorribile. Ecco perché il cammino per il nuovo gotha di Elly è tutto in salita. La luna di miele sembra essere finita da tempo per chi non ha vinto solo grazie al suo talento, ma soprattutto perché ha firmato tante cambiali in bianco con una serie di colonnelli. Basti pensare a quelle con i vari Franceschini, Zingaretti e Orlando. Questi ultimi, prima o poi, chiederanno il conto e non basterà aver piazzato qualche loro fedelissimo per accontentarli.
Dopo le europee, prima di affrontare Giorgia, Schlein dovrà affrontare la pericolosa divisione della torta, ovvero la difficilissima spartizione dei seggi in Parlamento.

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