Politica

La Lega verso le europee nella tenaglia FI-FdI

di Ivano Tolettini -


La lunga volata in seno al centrodestra e della Lega in vista delle elezioni europee della prossima tarda primavera è già cominciata. I contendenti sgomitano come consumati ciclisti per prendere la posizione migliore da sbattere in faccia agli avversari al momento topico dello sprint. Per adesso gli alleati lo fanno con attenzione per non logorare in maniera plateale agli occhi dell’opinione pubblica la coalizione che un anno fa riscuoteva il consenso degli italiani per governare, con il clamoroso sorpasso di Fdi che doppiava Lega ed FI, mentre sul finire dell’estate registra un lieve calo rispetto al picco. Così se da un lato Matteo Salvini annuncia la presenza di Marine Le Pen domenica sul palco di Pontida e di fatto sfida gli alleati, dall’altro in coda al G20 indiano la premier Giorgia Meloni va all’attacco della Commissione europea, e in particolare dell’ex collega Paolo Gentiloni, per il mancato via libera dell’Antitrust di Bruxelles all’ingresso di Lufthansa in Ita Airways. In mezzo Antonio Tajani ammonisce il leader del Carroccio che la sua annunciata alleanza con i francesi del Rassemblement National e i tedeschi di AfD preclude ogni intesa a Bruxelles perché “siamo nel Ppe e i nostri valori sono alternativi”. Allo stesso tempo si registrano tensioni anche in Veneto tra i partiti del centrodestra, perché il congelamento del terzo mandato da parte del governo, con Fratelli d’Italia che vuole ribadire nelle urne la sua indiscutibile primazia forgiata da quel 32% contro il 14% leghista, sta sollecitando il movimentismo di Salvini perché non vuole finire nella tenaglia degli alleati.

SONDAGGI: la Lega verso le Europee
Dopo mesi di vento in poppa i sondaggi segnalano un leggero arretramento per Meloni, ma la Lega non ne sa approfittare fino in fondo, sebbene il travaso di voti nel centrodestra sia una consuetudine come hanno confermato le politiche di un anno fa quando FdI ottenne il 26% contro il modesto 8,77% di Salvini, migliorato solo di recente con le intenzioni di voto che chiamano i lumbard attorno al 10%, nei fatti con un travaso plastico dei voti. Se Fratelli d’Italia si vuole confermare al Nord come il partito “prendi-tutto” provocando l’insofferenza leghista che da egemone nelle urne potrebbe continuare a recitare il ruolo della comprimaria con vista sulle regionali del 2025 quando la battaglia sarà serrata e la probabile mancata ricandidatura di Luca Zaia per l’assenza del terzo mandato potrebbe vedere il partito di Meloni pretendere di esprimere il candidato leader serenissimo nella casa di chi fino a dodici mesi fa recitava l’incontrastata egemonia.

“NO AI VETI”
Ecco allora che Salvini sottolinea che “il centrodestra unito governa i comuni, le regioni, il Paese. Se non vogliamo riconsegnare l’Europa ai socialisti, alle sinistre, ai comunisti, a Macron, l’unica alternativa è il centrodestra unito. Io non mi permetto di dire agli alleati del centrodestra non voglio tizio o non voglio caio, e quindi spero che il centrodestra che è unito in Italia sia ugualmente unito in Europa”: Ovviamente Salvini sa che Forza Italia non lo seguirà perché Tajani ha ribadito, nel solco del verbo del fondatore Berlusconi, che “noi siamo e resteremo nel Ppe, anche perché Le Pen e AfD dicono a volte cose dal sapore nazista”, facendo sbottare l’alleato del Carroccio “con i veti si aprono le porte a un altro inciucio popolare-socialista”, che ha portato al vertice della commissione la tedesca Ursula von der Leyen. L’obiettivo della Lega è di tornare in doppia cifra, mentre Tajani apre “ai delusi di Pd e M5S perché ci rivolgiamo a chi crede nei valori liberali, cristiani, garantisti e riformisti che Forza Italia incarna da sempre”. Egli ricorre alla similitudine di Battiato di volere ricostruire il “centro di gravità permanente”.

SIRENE E DISTANZA
Intanto, in Veneto il coordinatore regionale di FI, Flavio Tosi, già sindaco di Verona quand’era lehista, fa proseliti tra gli ex compagni di partito suscitando malumori. Si annuncia il passaggio tra gli azzurri dell’assessore veneto al Turismo, Federico Caner, e non sarebbe l’unico leghista di peso visti i disagi seguiti all’elezione di Alberto Stefani a segretario regionale che in tre mesi però è accusato di avere convocato – complice certo la pausa estiva – un solo direttivo. Anche perché la base lighista percepisce sempre più come distante Luca Zaia, che complice il “patto” Meloni-Schlein per non dare il via libero alla legge sul terzo mandato, impedisce la rielezione anche al presidente di regione più votato della storia con il 76% e in carica dal 2010. Quanto al rischio dell’isolamento della Lega alle elezioni europee per l’alleanza con Le Pen sugellata domenica dalla sua partecipazione al raduno di Pontida, il governatore lombardo Attilio Fontana afferma che “non credo proprio che ci siano rischi. La Lega è una ed è assolutamente coerente con il suo pensiero e con il messaggio che ha sempre portato avanti”.


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