Ambiente

La legge del Pedante e quelle bugie a 30 all’ora

di Fabio Dragoni -

epa09191006 A bicycle runs over a 30km per hour limit sign in a street in Palma de Mallorca, Spain, 11 May 2021. A new speed limit in cities comes into force in those streets with one lane and unique direction. This speed limit will affect to almost a 70 per cent of streets in Spain. EPA/CATI CLADERA


È la legge del Pedante: “Se non serve a nulla, allora serve a qualcos’altro”: aforisma che calza in maniera sartoriale sul progetto della città a 30 all’ora. Bologna è la prima città italiana a sperimentare quest’obbligo. Inizialmente hanno provato a venderci questo provvedimento come una misura salva-clima. Meno emissioni per bloccare il riscaldamento climatico antropico che fa sciogliere i ghiacciai e desertificherebbe il mondo. Bologna salva tutti insomma. È bastato un niente per dimostrare come questa demenziale misura non riduce ma addirittura aumenta le emissioni. Ed allora il sindaco Lepore vira sulla possibilità di poter sentire il canto degli uccellini e salvare i pedoni dagli incidenti come principali motivazioni di questa geniale misura.

L’osservatorio sugli incidenti stradali ci dice che di incidenti mortali per i pedoni a Bologna nel 2022 ce n’è stato uno. Ed allora? Ed allora se non serve a nulla vuol semplicemente dire che serve a qualcos’altro. Già ma a cosa di preciso? Mi è capitato di scriverne sul mio libro edito da il Timone dal titolo “Per non morire al verde”. Disponibile on line più che in libreria. Ed ecco che una cosa apparentemente senza senso, un senso ce l’ha eccome. Quale senso? Lo ha spiegato bene l’amico Sergio Giraldo, illustrando una relazione ufficiale dell’Iea (International Energy Agency). “Una varietà di misure che mirano a ridurre l’uso e la proprietà di un’autovettura sono alla base dell’economia a emissione zero. Porteranno alla rapida crescita del mercato rideshare (mezzi condivisi) nelle aree urbane, unitamente alla graduale eliminazione delle auto inquinanti nelle grandi città. La tempistica di questi mutamenti dipenderà dalla disponibilità di infrastrutture e di aiuti pubblici che assicureranno l’allontanamento dall’utilizzo di auto private. Fra il 20% e il 50% dei viaggi in auto saranno sostituiti dagli autobus, a seconda delle città, mentre il resto sarà sostituito da biciclette, camminate e trasporti pubblici. Questi cambiamenti puntano a ridurre le emissioni delle macchine di oltre 320 tonnellate di CO2 in totale a partire dalla metà degli anni 2030 e seguenti. L’impatto sulle emissioni si ridurrà man mano che le auto saranno sempre più elettriche, ma avranno ancora un impatto significativo nel ridurre il consumo di energia entro il 2050”.

Ciò che avete appena letto è un passaggio fondamentale del documento dal titolo “Net zero entro il 2050”, pubblicato appunto dall’Iea (Agenzia Internazionale dell’Energia. Altrettanto significativo è il sottotitolo: “Una roadmap per il settore globale dell’energia. Questi hanno pensato proprio a tutto. E ci hanno disegnato il futuro con molte meno autovetture”. Ecco a che serve andare a 30 all’ora. Andare a 30 all’ora oggi per andare a piedi domani o tutt’al più in autobus. È il mondo che hanno in testa per noi gli illuminati del World Economic Forum che in un’ora di jet privato per raggiungere Davos emettono più Co2 di quanta ne produca in un anno l’artigiano col suo furgoncino diesel. E quando sono là in Svizzera si spostano in Suv blindati rigorosamente diesel con escort di ordinanza, per passare un elegante dopo cena, dopo essersi mangiati una bistecca vera mentre voi dovete ingozzarvi di farina di blatte sempre per salvare il pianeta. E i sindaci progressisti delle grandi città progressiste altro non sono che i loro terminali per mettere in pratica questi tragici e comici esperimenti. Ecco a cosa serve la città a 15 minuti. A loro!


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