Attualità

La legge italiana e l’overtourism criminale

Overtourism criminale, il Nord Est la meta più gettonata da bande che arrivano dai Balcani.

di Gianluca Pascutti -


La nostra legge sembra ormai diventata un paravento fragile contro quella che molti definiscono una nuova forma di overtourism criminale. Non si tratta di visitatori in cerca di bellezze artistiche o naturalistiche, ma di bande organizzate che scelgono il Nord Est come terra di conquista.

Bande dall’Est, paura nelle case

Sempre più spesso la cronaca riporta episodi inquietanti: furti, rapine violente, irruzioni notturne nelle abitazioni. Le bande provengono dai Balcani e in generale dall’Est Europa. Arrivano, osservano, studiano le abitudini dei malcapitati e poi colpiscono. La loro strategia è precisa, agire al calar del sole, quando le famiglie si sentono più vulnerabili.

A Udine, pochi giorni fa, un’anziana signora ha vissuto un incubo. Tre uomini incappucciati hanno fatto irruzione nella sua casa mentre lei era dentro. Parlavano bene l’italiano, ma con un marcato accento dell’Est. Dopo averla immobilizzata, l’hanno minacciata costringendola a rivelare dove custodiva gioielli e denaro. Sono fuggiti con un bottino stimato in oltre 10.000 euro, lasciando dietro di sé paura e rabbia.

Perché qui e non altrove?

La domanda sorge spontanea: perché queste bande agiscono da noi e non nei loro Paesi d’origine? La risposta, purtroppo, è semplice, la nostra legge è troppo permissiva. Chi viene colto sul fatto rischia poco o nulla. Una volta identificati, spesso ricevono un semplice foglio di via che non li spaventa affatto. Anzi, in molti casi, si fanno una risata e tornano poco dopo a seminare terrore.

Nei Paesi da cui provengono, le pene sono severe e immediate. Un criminale verrebbe trattato come merita, senza sconti né scorciatoie. Da noi, invece, la burocrazia e la mancanza di deterrenza rendono il terreno fertile per questo overtourism criminale.

Una ferita sociale

Non è solo un problema di sicurezza, è una ferita che si apre nella fiducia delle comunità. La gente si sente sola, abbandonata dalle istituzioni, costretta a blindare le proprie case e a vivere nell’ansia. Quando una signora anziana viene legata e terrorizzata nella propria abitazione, non è solo un fatto di cronaca, è un colpo alla dignità collettiva.

Serve un cambio di passo

La nostra legge deve cambiare. Servono pene certe, rapide e proporzionate alla gravità dei reati. Non basta indignarsi dopo l’ennesimo episodio, occorre un impegno politico e sociale per difendere i cittadini e restituire serenità alle famiglie. Il Nord Est non può diventare la meta preferita di chi vede nell’Italia un luogo sicuro non per vivere, ma per delinquere.


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