Esteri

La Libia non trova pace. Morti a Tripoli dopo l’uccisione di al-Kikli

di Ernesto Ferrante -


La piena stabilizzazione della Libia, “attraverso la mediazione delle Nazioni Unite”, continua ad essere una chimera. Violenti scontri tra gruppi armati rivali si sono registrati nella notte a Tripoli, dove è stato ucciso Abdelghani al-Kikli, capo della potente milizia Support and Stability Apparatus. “Gheniwa” sarebbe stato assassinato, insieme agli uomini della scorta, durante un incontro presso la base della 444a Brigata di Combattimento. Secondo The Libya Update, il corpo di al-Kikli, che sarebbe caduto in un’imboscata mascherata da riunione di negoziazione, sarebbe stato trasportato all’ospedale Abu Salim della capitale.

Il canale televisivo libico Al-Ahrar e il sito di notizie Al-Wasat, hanno spiegato che i combattimenti si sono concentrati soprattutto a sud tra miliziani di Tripoli e combattenti rivali di Misurata. Fonti mediche hanno riferito che “sei corpi sono stati recuperati dal sito degli scontri intorno al distretto di Abu Salim”.

Il ministero degli Interni libico ha chiesto a “tutti i cittadini a restare a casa per la loro sicurezza”. L’Unsmil, la missione delle Nazioni Unite in Libia, ha rivolto un appello alla calma. “L’Unsmil è allarmata dalla situazione di sicurezza in evoluzione a Tripoli, con intensi combattimenti con armi pesanti in aree civili densamente popolate”, ha affermato su X la missione.

L’appello rivolto a “tutte le parti è a cessare immediatamente i combattimenti”, con l’avvertimento che “gli attacchi contro civili e obiettivi civili possono costituire crimini di guerra”.

Nella Libia occidentale si contano quattro principali centri di concentrazione dei sodalizi armati: Tripoli, Misurata, al-Zawiya e al-Zintan. In ciascuna di queste città operano diverse fazioni, formalmente appartenenti al Ministero degli Interni o al Ministero della Difesa, ma che di fatto sono indipendenti pur sostenendo il governo di al-Dbeiba.

Le tensioni striscianti tra i gruppi di Misurata e di Tripoli si sono tramutate in un confronto armato per il controllo del commercio.

A fine aprile, i governi di Italia e Turchia nella dichiarazione congiunta firmata in occasione del vertice intergovernativo “il loro impegno a sostenere un processo politico guidato e gestito dai libici, con la facilitazione delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di preservare la sicurezza, la stabilità, la sovranità, l’integrità territoriale e l’unità politica della Libia”.


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