Attualità

La lite e le coltellate per la custodia della figlia, ucciso dall’ex compagna a Nettuno

di Giorgio Brescia -


Si chiamava Gianluca Monaco il 43enne ucciso venerdì sera a coltellate dall’ex compagna Simonetta Cella al culmine di una ennesima lite a Nettuno, in provincia di Roma. Una lite per la custodia della figlia di 7 anni e per motivi economici all’origine dell’episodio conclusosi tragicamente nella tarda serata di venerdì nell’androne di un palazzo ove i due, che gestivano insieme un bar sul litorale di Nettuno, si erano dati appuntamento. Un coltello da cucina l’arma del delitto utilizzata dalla donna, che poi si era data ad una momentanea fuga prima di costituirsi e confessare l’omicidio.

Primi ad intervenire sul posto, intorno alle ore 22 di ieri, i carabinieri di Anzio dopo una segnalazione su un uomo riverso a terra nel cortile di un condominio. Gianluca Monaco, secondo una prima ricostruzione, era già morto all’arrivo dei militari in conseguenza delle gravi ferite infertegli con il coltello.

Poco dopo, il chiarimento dei fatti dopo l’arrivo della sua ex compagna presso la caserma della stazione dei carabinieri di Nettuno. Simonetta Cella, 36enne, confessava ai militari dell’Arma di aver aggredito mortalmente l’ex compagno dopo una lite collegata alla custodia della figlia e a problemi economici. La donna, dettagliando il suo racconto, consentiva ai carabinieri anche di recuperare il coltello sporco di sangue da lei abbandonato dopo essersi allontanata dall’androne del palazzo ove aveva ucciso Monaco.

Cella, dopo aver rilasciato iniziali dichiarazioni ai carabinieri, affrontava poi un interrogatorio da parte del pubblico ministero di turno della Procura della Repubblica di Velletri che, considerati i gravi indizi di colpevolezza a suo carico, ne decideva l’arresto e il trasferimento nel carcere romano di Rebibbia.


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