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“La lotta contro la falsa scienza che usa gli animali come cavie”

di Ivano Tolettini -


L’obiettivo è una ricerca non violenta e utile. Davvero non ci sono alternative alla sperimentazione animale nella ricerca medica? La scienza ha compiuto progressi utilizzando tessuti, organi e cellule per la ricerca in vitro e quindi passando agli organoidi per valutare, ad esempio, come si comportano le cellule tumorali, pertanto c’è ancora bisogno di ricorrere ad organismi viventi? Il dibattito nella comunità scientifica internazionale è molto acceso. Se è vero che le leggi italiane sulla sperimentazione animale sono tra le più severe d’Europa, è altrettanto vero che nell’Unione europea c’è una potente lobby a favore dell’utilizzo di certi animali come cavie. C’è chi ricorda che nel 2012 con la campagna “Stop Vivisection”, fu eseguita una raccolta firme che aveva lo scopo di chiedere al Parlamento europeo una moratoria totale sulla sperimentazione animale. Furono raccolte oltre 1,1 milioni di firme, 690 mila delle quali, pari il 59%, in Italia.
2014
Gianluca Felicetti, presidente della Lega anti vivisezione (Lav), associazione ambientalista sorta quarantasei anni fa, ripete in ogni occasione che nonostante “ il muro degli interessi, di tutti i generi, che difende e alimenta un’attività come la sperimentazione animale che si continua a millantare come indispensabile per la salute umana”, la battaglia prosegue imperterrita per ridimensionarla sempre di più. A fine marzo 2014 entrò in vigore il decreto legislativo sulla sperimentazione animale. Come sottolinea Michela Vittoria Brambilla, che abbiamo intervistato il 12 marzo, siccome “c’è un alto indice di fallimento nel passaggio dai test su animali a quelli clinici sugli esseri umani” dal punto di vista prima di tutto etico è arrivato il momento di porre fine a questa inutile barbarie. Del resto, lo stesso Comitato nazionale di bioetica è diviso sulla vivisezione quale “male necessario”, perché i test sugli animali non danno assoluta garanzia di affidabilità. Tornando alla legge 26 del 2014, che costituisce una pietra miliare per il movimento antivivisezionista, Felicetti argomenta in pubblico che “anche se, purtroppo, non si trattato della fine della sperimentazione animale, la legge fu il frutto di una lunga battaglia per il recepimento della direttiva europea del 2010, che ci ha visti in prima linea per ottenere criteri più restrittivi rispetto al testo comunitario”.
CAMERA E GOVERNO
Il presidente della Lav ricorda che nel 2014 la Camera dei deputati votò l’articolo 13 della legge di delegazione europea che “restringeva la sperimentazione animale e incentivava il ricorso ai metodi sostituivi di ricerca, ma il governo dell’epoca, chiamato a legiferare, cambiò le carte in tavola calpestando numerosi punti dell’articolo”. Certo furono introdotti miglioramenti rispetto alla direttiva comunitaria e da allora è reato allevare cani, gatti e primati da laboratorio come le squallide fabbriche di cuccioli del tipo “Green Hill” che tanto indignarono l’opinione pubblica.
FALSA SCIENZA

Va inoltre osservato che dal gennaio 2017, e solo con il riconoscimento di metodi alternativi, “sono vietati i test per droghe, alcool, tabacco e per trapianti di organi animali”. Sono inoltre vietati i test su cani e gatti randagi e su animali resi afoni, mentre prima erano usati secondo la direttiva europea. “La sperimentazione animale è un male diffuso che bisogna smantellare non accusando il singolo ricercatore – affermano alla Lav -, sebbene non ne condividiamo la scelta lavorativa, ma cambiando le leggi e una cultura antiquata fossilizzata su un modello sperimentale vecchia di oltre un secolo”. La battaglia di questi anni ha dimostrato che avere una legge nazionale maggiormente restrittiva rispetto al testo comunitario non solo era doveroso, ma possibile. “Continueremo a lottare – conclude Felicetti – per una ricerca nonviolenta e utile, per salvare la vita di uomini e animali che cadono vittime di una falsa scienza”.

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