Editoriale

La lunga notte di supermario che sogna ancora il quirinale

di Alessio Gallicola -

Mario Draghi ©imagoeconomica


La notte prima degli esami si popola di sogni e di fantasmi. La notte di Mario Draghi, che di esami nella sua lunga ed inimitabile carriera ne ha affrontati tanti, ha avuto sullo sfondo un bivio. Da una parte il sentiero che va dove lo porta il carattere, duro, spigoloso, incline alla rottura con un mondo che non sente completamente suo, popolato da soggetti con caratteristiche lontane dalla forma mentis che ha sempre improntato l’agire del banchiere del “whatever it takes”. E questo sentiero ha un finale a sorpresa, che nelle ultime ore si è fatto sempre più chiaro: se non c’è la certezza che Conte e i 5Stelle voteranno la fiducia, allora non vale neanche la pena di chiederla, questa benedetta fiducia. Tanto vale salire al Colle e dire basta. Ma dall’altra parte del bivio c’è il sentiero della ragione, che lo porta a riflettere sugli effetti di un simile strappo. Dopo il pressing di questi giorni, interno ed internazionale, le trattative serrate con i partiti, le richieste provenienti da quella che un tempo si sarebbe definita la “società civile”, gli endorsement anche un po’ smaccati di imprenditori e manager, si può mandare tutto all’aria? No che non si può, perchè in un colpo solo si darebbe un taglio netto alla figura dell’Uomo di Stato e si chiuderebbero davvero per sempre le porte di quel Quirinale che un anno fa è stato il sogno e che, sotto sotto, resta un’aspirazione sempre viva. E allora, forse, come spesso gli è capitato nella vita, vincerà la ragione.


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