Politica

PRIMA PAGINA-La maggioranza fa quadrato intorno a Toti

di Giuseppe Ariola -


La maggioranza si mostra compatta sulla volontà di non staccare la spina alla giunta regionale della Liguria e, almeno al momento, le dimissioni di Giovanni Toti non sembrano essere all’ordine del giorno. Perlomeno non per diretta richiesta degli alleati. Tanto che i vertici dei principali partiti di centrodestra, tra cui esponenti di primo piano del governo, si dicono contrari a un passo indietro del governatore, a partire dai due vicepremier. Per Matteo Salvini le dimissioni sarebbero addirittura una “resa” perché ciò significherebbe che “qualunque avviso di garanzia o rinvio a giudizio porterebbe alle dimissioni di un sindaco o di un amministratore”. Il numero uno della Lega sposa la linea garantista e ricorda come “in Italia e in tutti i Paesi civili qualcuno è colpevole se condannato in tre gradi di giudizio. Non basta una inchiesta”. Il leader di Forza Italia Antonio Tajani fa invece sapere che “i nostri rappresentanti sul territorio hanno già detto di essere contrari allo scioglimento e alle dimissioni” e sposa i dubbi del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, circa il lungo tempo trascorso tra l’avvio dell’indagine e la decisione di disporre gli arresti domiciliari nei confronti di Toti. “Il ministro Nordio ha un ruolo e può dire ciò che pensa. Fa bene e condivido le sue parole”, precisa il titolare della Farnesina ribadendo che questa inchiesta “risale a vicende di parecchi anni fa, forse si poteva intervenire due mesi fa”. E sulle tempistiche insiste anche un alto rango di Fratelli d’Italia come il ministro Lollobrigida che sembra spiazzato da come a fronte di un’iniziativa investigativa “iniziata quattro anni fa” l’autorità giudiziaria a soli “venti giorni dal voto ha ritenuto ci fossero gli elementi per arrivare a un’azione così forte”. E a chi da sinistra attacca chiedendo le dimissioni di Toti e accusando gli avversari di utilizzare due pesi e due misure per aver chiesto le dimissioni di Emiliano in Puglia, è un altro esponente di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, a fare una distinzione ‘politica’ tra i due casi, “perché mentre la magistratura fa il suo corso e non spetta a noi sostituirci ai magistrati, politicamente Toti dice che dimostrerà la sua estraneità ad ogni accusa, mentre Emiliano s’è vantato da un palco di andare a parlare dalle famiglie dei boss mafiosi”.

La compattezza della maggioranza sembra essere confermata anche a livello locale, tanto che la riunione della giunta ieri si è svolta regolarmente e il vicepresidente della Regione Alessandro Piana, che ha sostituito pro tempore Giovanni Toti alla guida della Liguria, parla di “un’unità di intenti nel proseguire il lavoro importante che abbiamo”, pur dicendosi “attendista per quanto riguarda le decisioni che verranno prese nelle segreterie politiche”. Dal punto di vista politico, infatti, la sensazione è che i vertici politici regionali, che dovranno riunirsi per fare il punto della situazione, vogliano approfondire gli atti dell’inchiesta. Di certo l’attenzione è puntata anche a quanto potrebbe trapelare dall’interrogatorio di garanzia del governatore, previsto per domani presso il Tribunale di Genova, oltre che, successivamente, sull’esito di un eventuale pronunciamento del Tribunale del Riesame a cui sembra scontato che i legali di Toti faranno ricorso per chiedere la revoca delle misure cautelari. Ad ogni modo, al momento “non c’è alcun timore di divisioni politiche” dice a L’identità il deputato e segretario regionale di Forza Italia in Liguria Roberto Bagnasco “nonostante con Toti ci siano state problematiche forti avendoci escluso dalla giunta”. “Abbiamo comunque garantito un sostegno leale – aggiunge – e anche adesso assicuriamo il nostro appoggio. La giunta ha i numeri per andare avanti”. Bagnasco rivendica poi la linea garantista degli azzurri e dice “no a processi sommari”. Nel frattempo, l’avvocato Stefano Savi, in un video diffuso dalla Regione Liguria, fa sapere che le azioni amministrative di Toti “non hanno mai sconfinato in nulla di illecito” e che “i fatti che sono richiamati negli atti stessi siano da interpretare differentemente alla luce della politica che ha sempre seguito lui e la Regione da lui guidata, rispetto alla tutela di interessi pubblici e non privati”.


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