Politica

La manina del Colle sul ddl Nordio

di Adolfo Spezzaferro -


Un colloquio cordiale e costruttivo, secondo fonti del Quirinale, quello tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni sulla giustizia, dopo il Consiglio supremo di difesa. Un faccia a faccia durato circa un’ora, con al centro il tema della riforma Nordio, che attende il via libera del capo dello Stato per l’invio alle Camere. La firma ci sarà – rimarcano fonti della maggioranza. La Meloni tuttavia ha aperto a cambiamenti in Aula, in particolare su abuso d’ufficio e traffico di influenze.

La manina del Colle sul ddl Nordio

A quanto pare la premier si sarebbe impegnata in un passo indietro sull’abolizione dell’abuso d’ufficio, ma Forza Italia e il ministro della Giustizia Carlo Nordio dal canto loro non sono così d’accordo. Secondo i retroscena pubblicati dai vari quotidiani, infatti, nel colloquio di giovedì al Quirinale la premier si sarebbe resa disponibile a modificare in Parlamento il ddl presentato dal Guardasigilli nella parte in cui vorrebbe abrogare del tutto l’articolo 323 del codice penale. Una scelta che secondo il capo dello Stato e gran parte degli addetti ai lavori rischia di violare convenzioni e trattati sottoscritti dall’Italia in sede internazionale, e quindi l’articolo 117 della Costituzione, che ne impone il rispetto. Pertanto, per evitare un nuovo richiamo formale, la Meloni ha aperto a sistemare il ddl secondo le indicazioni del Colle. Una volta che Mattarella avrà firmato il testo, inizierà l’esame parlamentare, in commissione Giustizia del Senato.

Non sarà una passeggiata. Il viceministro FI Francesco Paolo Sisto chiarisce che né lui né il titolare della Giustizia sono disposti a cedere: “Noi siamo decisi a portare in fondo la nostra proposta e il ministro Nordio da questo punto di vista non farà sconti. Noi siamo con lui, appartenendo allo stesso dicastero”, dice a Radio anch’io su Radio 1. Salvo poi precisare che “il Parlamento comunque è sovrano, se il Parlamento dovesse modificare è benvenuto, questa è la democrazia parlamentare”. E anche il deputato di Azione Enrico Costa, uno dei massimi sponsor dell’addio all’abuso d’ufficio, sostiene su Twitter: “L’abrogazione dell’abuso d’ufficio non contrasta con alcun atto Ue né con alcuna convenzione internazionale”. Il capo dello Stato però è di diverso parere. E probabilmente la premier ne terrà conto.
Il ministro spiega che sul concorso esterno all’associazione mafiosa “non vi è alcun cedimento al contrario nella lotta contro la mafia ma c’è un’esigenza di certezza di diritto perché insisto nel dire che la stessa parola ‘concorso esterno’ è un ossimoro, un ossimoro così evidente che parte da una contraddizione lessicale della lingua italiana: concorrere deriva da concurrere, correre insieme, stare insieme, stare dentro, mentre estraneo deriva da extra, stare fuori, quindi non ha senso mettere insieme chi sta dentro con chi sta fuori, o si sta dentro o si sta fuori”. Però, precisa Nordio, “questo non significa che non vi siano delle attività che debbano essere punite perché sono compiute senza far parte del sodalizio e senza concorrere minimamente in termini causali agli scopi dell’organizzazione, ma devono essere consacrato in una norma ad hoc”.

Tuttavia sull’impianto generale, il ministro conferma e sottoscrive la disponibilità a rivedere il testo: “Dopo le polemiche originate dalle mie prime critiche sull’interferenza della magistratura sul ddl prima di averne letto il testo, ho ricevuto i rappresentanti dell’Associazione nazionale magistrati. È stato un incontro estremamente cordiale dal punto di vista personale, anche se esistono idee diverse sulle riforme da fare. Ci siamo concentrati più sui temi condivisi, come l’efficienza della giustizia e l’implementazione delle risorse, che su quelli dove la pensiamo diversamente”. Nordio assicura che “il confronto continuerà. Sono stato magistrato per quarant’anni, e mi sento ancora tale. Ho citato Terenzio: amantium irae amoris integratio est, i dissidi degli amanti sono un’integrazione dell’amore”.

Intanto però si accelera sulla separazione delle carriere, che tanto spaventa l’Anm. “È consustanziale al processo accusatorio voluto da Vassalli, partigiano antifascista pluridecorato, socialista e garantista”, chiarisce Nordio. “Purtroppo è stato attuato a metà. Essa esiste in tutto il mondo anglosassone, e non mina affatto l’indipendenza della magistratura requirente. Tuttavia richiede una revisione costituzionale, e quindi il cammino è più lungo. Comunque fa parte del programma di governo, e sarà attuata”. Anche perché, sottolinea il Guardasigilli, ha a che fare con l’efficienza della giustizia: “Separazione delle carriere significa anche discrezionalità dell’azione penale e facoltà del pm di ritrattarla. Tutte cose che in questo momento la Costituzione non consente. Ma se fossero attuate eviterebbero almeno un trenta per cento dei processi che si rivelano inutili e dannosi e rallentano la celebrazione di quelli più importanti e quindi la giustizia sarebbe più celere”.


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