Politica

La mappa del potere, parte la XIX legislatura

di Edoardo Sirignano -


Parte la XIX legislatura. Il potere non può restare fermo. Da Palazzo Madama o Montecitorio, ognuno è in cerca dello scranno più alto, quello da dove si è più visibili. Si tratta dell’occasione giusta per scalare velocemente le gerarchie.

I presidenti delle Camere

La prima incognita è chi presiederà le aule più famose d’Italia. Ignazio La Russa è il nome indicato da Giorgia Meloni per il Senato. Tale scranno interessa anche a Roberto Calderoli. A rivelarlo lo stesso bergamasco, che intervistato dai cronisti, chiarisce: “Io pronto, ma la scelta spetta ai leader”. Arriva, intanto, a suo favore l’endorsement del capogruppo uscente del Carroccio Riccardo Molinari, in pole per la Camera. Le alternative sono Fabio Rampelli per Fdi e Giancarlo Giorgetti come piano b di Salvini. Lo schema tra le forze di maggioranza, comunque, dovrebbe restare il seguente: il Senato al partito del premier e la Camera alla Lega. Forza Italia resterebbe fuori dalla partita, in cambio di qualche ministero di peso. Nel caso in cui dovesse rientrare, sarebbe già ai blocchi di partenza il coordinatore unico degli azzurri Antonio Tajani. In una partita, dove il voto è segreto, comunque, può succedere qualsiasi cosa e non sono da escludere sorprese dell’ultimissima ora, decise magari in Transatlantico. Una cosa è certa, la maggioranza dovrà dimostrare compattezza e quindi si cercherà di tenere tutto sotto controllo, di monitorare ogni singolo voto. Non ci dovrebbero essere, allo stato, larghe intese. In tal caso, il nome di Pier Ferdinando Casini potrebbe essere più di una semplice opzione.

Capigruppo

Per quanto riguarda la maggioranza, queste caselle serviranno ad accontentare i cosiddetti scontenti. Partendo dal partito che ha preso più voti, a Francesco Lollobrigida dovrebbe succedere Tommaso Foti o Wanda Ferro. Qualora Luca Ciriani dovesse andare a Palazzo Chigi, pronta Isabella Rauti. Per quanto riguarda la Lega, invece, non vengono sciolte le riserve sul successore di Molinari. Sulla carta dovrebbe essere Fabrizio Cecchetti. A Palazzo Madama, invece, dovrebbe essere confermato Massimiliano Romeo. Dovrebbe restare al suo posto anche l’azzurro Paolo Barelli. Futuro incerto, invece, per Anna Maria Bernini, il cui nome circola per qualche dicastero importante.

L’opposizione

Conte incontra i suoi. Mariolina Castellone guiderà quasi sicuramente il gruppo al Senato, mentre Francesco Silvestri quello della Camera. Resta l’incognita Michele Gubitosa, vice di Conte. Quest’ultimo può rientrare nella partita relativa ai 4 vicepresidenti (solitamente 2 vanno all’opposizione). I dem, intanto, si aspettano di averne uno per ramo del Parlamento. A rompere le uova nel paniere Debora Serracchiani, la quale fa saltare lo schema rosa immaginato dal segretario Letta. La friulana, impaurita di perdere il posto, preferirebbe fare la vice e non la capogruppo a Montecitorio. Circola anche un’indiscrezione relativa a una sua promozione nel Copasir. A questa casella, però, interessato pure il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Simona Malpezzi, invece, sembrerebbe essere il nome lanciato dal Nazareno per guidare il gruppo al Senato. L’alternativa si chiama Valeria Valente. Per quanto riguarda la Camera, circolano i nomi di Anna Ascani e Marianna Madia. Anche nel terzo Polo il dossier capogruppo non è stato ancora definito. L’unica certezza è che ci sarà un presidente espressione di Iv, probabilmente Ettore Rosato, e uno di Azione, una tra Gelmini e Carfagna. Per la presidenza della Vigilanza Rai, infine, circola il nome di Maria Elena Boschi.


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