La missione della Flotilla verso Gaza è fallita. Di chi è la colpa?
Gli aiuti non sono arrivati ai palestinesi. Forzare la mano è stato stupido e controproducente
La missione della Flotilla verso Gaza è stata divisiva fin da quando le prime imbarcazioni della spedizione hanno iniziato a solcare le onde del Mediterraneo Occidentale. Con il trascorrere dei giorni, l’iniziativa umanitaria è diventata sempre più controversa, complici soprattutto i continui cambi di rotta, non in senso marittimo ma metaforico. Dal meritevole intento di portare aiuti alla popolazione di Gaza la missione della Flotilla è passata alla dichiarata volontà di sfidare le autorità israeliane e di forzare il blocco navale imposto dal governo di Tel Aviv. Ed è proprio a tal proposito che è emerso il più evidente paradosso. Non tanto in capo alla spedizione, il cui intento mediatico e propagandistico è apparso fin da subito lampante, quanto dei partiti più a sinistra dell’opposizione.
Il paradosso della missione della Flotilla a Gaza
Nonostante gli appelli delle più alte cariche istituzionali, su tutti quello del Colle, con l’invito alla Flotilla a non sfidare la Marina israeliana per arrivare a Gaza, Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra non hanno saputo far altro che accusare il governo di non fornire il dovuto sostegno alla missione umanitaria. Un aiuto non per fare in modo che gli aiuti arrivassero alla martoriata popolazione di Gaza – quello è stato prontamente offerto, sia dal governo che dalla Chiesa, e a più riprese rifiutato – ma per sfidare lo Stato di Israele. Il tutto senza considerare che, anche qualora questa folle e strumentale richiesta – utile solo a toccare la pancia dei cittadini – fosse stata accolta, i primi a rimetterci sarebbero stati proprio gli attivisti a bordo delle imbarcazioni della Flotilla in missione verso Gaza.
Gli appelli caduti nel vuoto
E fa tanto più specie che, all’indomani della fallimentare conclusione della missione, nessuno di questa stessa parte politica abbia avuto il coraggio e l’onestà di complimentarsi per come l’Italia, al pari di altri paesi, abbia gestito la situazione con Tel Aviv. Le operazioni di abbordaggio sono durate un’intera notte. Si sono concluse senza che nessuno si facesse male. Ciò non è avvenuto solo perché gli attivisti si sono fatti trovare con le mani in alto. La ragione è da rinvenire nel pressing diplomatico esercitato su Israele che, a differenza di quanto accaduto in passato, ha rinunciato ad usare la forza e a chiudere la pratica nel volgere di poche ore. L’opposizione dura e pura al governo Meloni si è chiesta il perché? E per quale motivo elogia invece la gestione dell’affaire Flotilla in missione verso Gaza da parte del governo spagnolo che è stata assolutamente la stessa di quello italiano?
Il controsenso
La sensazione è che, anche in questo caso, non si voglia fare altro che rumore. E quel che spiace di più è che questa miopia, sfociata in stupidi incentivi diretti agli equipaggi della Flotilla a entrare in contatto con il blocco navale israeliano per poi fermare i motori un attimo dopo (forse addirittura prima), faccia dire al governo di Tel Aviv, colpevole dello sterminio dei palestinesi, che “la provocazione è finita”, la missione verso Gaza fallita. Una grande verità che rattrista fortemente chi invece avrebbe voluto sapere che la popolazione palestinese, ridotta alla fame, stava beneficiando di acqua e cibo.
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