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La morte dell’orsa F36, l’anatema animalista: “il suo destino ricadrà su di voi”

di Ivano Tolettini -


Cinque orsi morti negli ultimi mesi in Trentino, l’ultima, mercoledì sera, l’orsa F36 protagonista di due ipotetiche aggressioni nelle Valli Giudicarie, a Roncone in località Val Bondone, rinvenuto privo di vita in una zona impervia. Le cause saranno stabilite dall’autopsia che è stata ordinata dalla Procura della Repubblica e che ha aperto un fascicolo contro ignoti. Gli animalisti alzano subito il tiro e parlano di “morte annunciata”, dopo che il Tar aveva sospeso il provvedimento di abbattimento firmato dal presidente della Provincia autonoma, Maurizio Fugatti, e l’ora era stata presa per applicargli il radiocollare munito di gps.

Proprio grazie ad esso, che da due giorni non emetteva più segnali di spostamento, la carcassa del plantigrado è stata ritrovata dalle guardie forestali. “È il secondo orso nel giro di poco tempo, dopo la morte di M62, che è trovato senza vita in seguito agli atti di condanna a morte firmati da Fugatti — sottolinea Massimo Vitturi, responsabile Lav, Animali Selvatici — e non crediamo affatto alle coincidenze, motivo per cui chiediamo il coinvolgimento del Centro nazionale di referenza del ministero della Salute per la medicina forense veterinaria, così da accertare senza ombra di dubbio il motivo e la dinamica della morte di mamma orsa”. F36 due mesi fa mentre riposava con il suo cucciolo era stata disturbata da due cacciatori, che erano impegnati in un programma di selezione, e ne aveva inseguito uno che si era rifugiato su un albero, e che era caduto senza gravi conseguenze dopo che l’animale lo aveva afferrato per una ghetta. Pochi giorni dopo, il 6 agosto sempre a Roncone, si era imbattuta nell’orsa una coppia che camminava e si era spaventata. “Ci ha inseguiti ma siamo riusciti a sottrarci” avevano spiegato i coniugi. Il presidente Fugatti firmò l’ordine di abbattimento che era stato bloccato dal Tar. Se l’esame autoptico dimostrasse che c’è stata la mano dell’uomo nella fine dell’orsa F36, la Lav si costituirebbe parte civile nel procedimento qualora fosse scoperto il responsabile e valuterebbe anche l’ipotesi di istigazione a delinquere. Nella vicenda che divide l’opinione pubblica trentina, perché molti valligiani sono esasperati per la lievitazione del numero dei plantigradi inseriti alla fine degli anni Novanta con l’iniziativa Life Ursus e che sono diventati secondo alcune stime quasi duecento, interviene anche il Wwf: “Qualora risultasse la morte di F36 sia stata causata da atti illegali, chiederemo si svolgano indagini accurate e si accertino le eventuali responsabilità: presenteremo un esposto, richiedendo l’immediato accesso ai referti e la nomina di un consulente di parte”.

Mentre l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) chiederà al magistrato titolare delle indagini di potere partecipare con un proprio consulente “all’autopsia dell’orsa e nelle prossime formalizzeremo la richiesta di accesso agli atti riservandosi ulteriori azioni, anche penali, sulla base della documentazione che sarà fornita”. Tra l’altro Oipa solletica che “sia messo in atto un accurato e costante monitoraggio del cucciolo di 9 mesi rimasto orfano per aiutarlo in caso si trovasse in difficoltà”. Per questo sollecita i vertici del “Parco Adamello Brenta” ad avviare da subito un monitoraggio intensivo per soccorrerlo se avesse bisogno di aiuto. Anche la deputata Michela Vittoria Brambilla, dell’associazione Leidaa, interviene con forza osservando che “occorre fare immediatamente chiarezza e per questo presenteremo nelle prossime ore una denuncia alla Procura di Trento”. La parlamentare sottolinea che “nel clima di odio e paura alimentato dall’amministrazione provinciale il rischio di atti di bracconaggio è elevatissimo.

Tra l’altro, non si è saputo più nulla della causa della morte di M62 e di altri orsi di cui sono stati ritrovati i resti quest’estate”. Da ricordare che la scorsa primavera il 5 aprile l’orsa Jj4 aveva ucciso il runner Andrea Papi nella zona di Caldes in val di Sole, dopo che un mese prima sempre nella zona un altro orso, Mj5, aveva aggredito un altro escursionista, Alessandro Ciccolini, che era stato ferito e se l’era cavata per un soffio. Questo ha alimentato rabbia e paura in una parte della popolazione cui il governatore Fugatti ha dato voce, ordinando l’abbattimento di altri tre grandi carnivori, provvedimento sospeso dal Tar. Un paio di plantigradi vennero rinchiusi nella riserva recintata del Casteller, alle porte del capoluogo. Il 12 ottobre le associazioni animaliste hanno indetto una manifestazione davanti alla sede della Provincia autonoma di Trento. E ieri a Roncone è comparso uno striscione, appeso a una fermata delle corriere, con il monito: “Il suo sangue (riferito all’orsa F36, ndr) ricadrà su di voi”. A rivendicarlo su Facebook l’associazione “Centopercentoanimalisti”. A testimonianza che il clima è surriscaldato in quella porzione di Trentino che piega verso la provincia di Brescia.


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