La morte di Larimar: troppe parole, zero certezze
Tre settimane dopo il ritrovamento del suo corpo, di Larimar Annaloro si può dire con certezza assoluta solo che sia morta. I genitori della 15enne rinvenuta impiccata nel giardino di casa a Piazza Armerina nell’Ennese non hanno mai dato credito al suicidio che invece la frettolosa semplificazione dei media ha ieri definito sicuro, per averlo sentito indicato nelle parole del procuratore dei minori di Caltanissetta Rocco Cosentino. Una conferenza stampa che è servita invece solo a chiarire che si indaga contro ignoti per istigazione al suicidio, per diffusione di immagini illecite e detenzione di materiale pornografico. Un suicidio che Cosentino ritiene compatibile con l’esito della ricognizione cadaverica, quella che di solito però è soltanto il passo che conduce all’esame autoptico completo. Solo tra tre mesi, infatti, l’autopsia chiarirà se il corpo della 15enne presenta o meno elementi che provino il possibile intervento di terze persone.
Il caso è quindi apertamente un rompicapo non risolto. E non fornisce risposte nemmeno il particolare delle scarpe con tracce di quel terriccio che, nella pineta vicino casa, Larimar aveva potuto calpestare quel giorno così come in quelli precedenti.
Senza esito per ora – come nelle parole di Cosentino – le indagini sull’esistenza di immagini private di Larimar fatte girare in chat da alcuni suoi conoscenti. Foto e video intimi della ragazza diffusi nella cerchia delle sue frequentazioni, lo sa bene la Procura, compatibili sia con l’ipotesi del suicidio che dell’omicidio. Su tutto questo va fatta piena luce.
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