Esteri

La mossa del dragone

di Adolfo Spezzaferro -


L’asse Russia-Cina è ancora più saldo e le due potenze siglano accordi su accordi: commercio a gonfie vele e cooperazione non solo economica. In questa fase in cui a livello globale assistiamo da un lato al lento ma inesorabile tramonto dell’egemonia Usa e del dollaro – dove il G7 e l’Occidente devono fare i conti con la realtà di non essere più i “padroni” del mondo -, e dall’altro dall’affermarsi del multilateralismo con i nuovi mercati dei Paesi non allineati che prosperano come mai prima, l’alleanza Pechino-Mosca fa la differenza. E la fa soprattutto in termini di stabilità globale. Il che sembra un paradosso ma non lo è: il conflitto russo-ucraino infatti colpisce, oltre che alle nazioni in guerra, soprattutto l’Occidente. Non il resto del mondo.

Affari a gonfie vele

In queste ore in tal senso prosegue l’azione diplomatica sino-russa, volta a respingere le aspirazioni di un certo numero di Paesi occidentali di imporre la loro volontà usando sanzioni. Sono le parole del primo ministro russo Mishustin durante l’incontro di ieri a Pechino con il presidente cinese Xi Jinping. Mishustin ha aggiunto di essere sicuro che Russia e Cina creeranno condizioni favorevoli per progressi fiduciosi verso i loro obiettivi strategici condivisi. Xi Jinping, dal canto suo, ha affermato che si stanno sviluppando relazioni ad alto livello tra Russia e Cina e che la cooperazione multiforme viene implementata con fiducia. Xi Jinping ha anche chiesto a Mishustin di salutare Putin e ha sottolineato che la visita del primo ministro russo in Cina ha avuto successo.
Il presidente cinese ha invitato la Russia a rafforzare la cooperazione tra le due potenze nelle organizzazioni internazionali multilaterali per contrastare l’ordine mondiale egemonizzato dagli Stati Uniti, secondo quanto riferito da Bloomberg. Nel dettaglio, l’interazione tra le due potenze dovrebbe essere approfondita all’interno di strutture come l’Onu, la Sco-Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, i Brics e il G20. La Cina è disposta a lavorare con la Russia e i Paesi dell’Unione economica eurasiatica per promuovere la connettività e la cooperazione tra la congiunta costruzione della “Belt and Road” e l’Unione economica eurasiatica, a promuovere la formazione di un mercato regionale più aperto, a garantire la stabilità e la fluidità della catena industriale e della catena di approvvigionamento su scala globale e a portare benefici tangibili ai Paesi regionali.

De-dollarizzazione e mercati in sviluppo

Come sottolinea il presidente russo Vladimir Putin, “nella sfera finanziaria internazionale sono in atto cambiamenti radicali. E vorrei notare con soddisfazione che la Russia riesce non solo ad adattarsi, ma anche a diventare uno dei leader di questi processi. Ci impegniamo a ridurre la quota di valute di Paesi ostili negli accordi reciproci e intendiamo lavorare ancora più attivamente con partner in tutto il mondo e nell’Eurasec. Anche per una transizione a tutti gli effetti verso le valute nazionali”. Così Putin imprime un’accelerazione alla de-dollarizzazione in atto. “Anche molte altre economie del mondo in rapido sviluppo, tra cui la Cina, l’India e gli stati dell’America Latina, stanno passando all’uso delle valute nazionali negli accordi commerciali con l’estero”, conclude il leader russo.
Non a caso, il 70 per cento degli accordi transfrontalieri tra Russia e Cina sono già effettuati in rubli e yuan. E in queste ore sono stati firmati cinque documenti, tra cui un memorandum d’intesa tra il ministero dello Sviluppo economico russo e il ministero del Commercio cinese, un memorandum sull’amicizia e la cooperazione nello sport e un protocollo sui requisiti fitosanitari per il grano esportato dalla Russia ni Cina. Il premier russo si è portato infatti un esercito di 1.200 imprenditori per siglare accordi con i cinesi, primi partner commerciali di Mosca. Il commercio tra le due potenze è florido e quest’anno è cresciuto di oltre il 40 per cento. L’interscambio commerciale a fine 2023 arriverà a 200 miliardi di dollari. Ad aprile le dogane di Pechino hanno registrato un balzo del 153 per cento su base annua delle esportazioni verso Mosca. In cambio, l’importazione di gas e petrolio russo è salita del 40 per cento.

Crisi ucraina, domani l’inviato speciale di Pechino a Mosca

Sul fronte della missione per i negoziati di pace, l’inviato speciale del governo di Pechino per gli affari eurasiatici, Li Hui, che martedì era a Kiev, sarà a Mosca domani. Nei giorni scorsi il ministero degli Esteri cinese aveva annunciato visite di Li Hui in Russia, Germania, Polonia, Ucraina e Francia per colloqui sulla “crisi ucraina” dopo aver proposto a febbraio la sua “iniziativa per la pace”. Proposta come è noto respinta dagli Usa e dall’Occidente appiattito sulle posizioni della Casa Bianca perché la Cina non ha condannato “l’invasione russa dell’Ucraina”. Pechino vuole “rafforzare il dialogo e gli scambi con tutte le parti” e “gettare le basi per la graduale costruzione di un consenso verso il cessate il fuoco e la fine delle ostilità”. La Russia, dal canto suo, si è detta “pronta a lavorare con la Cina per promuovere un mondo multipolare e consolidare l’ordine globale basato sul diritto internazionale”.


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