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La mossa disperata di TikTok in palio oltre 6 milioni di voti

di Alessio Gallicola -

CULVER CITY, CALIFORNIA - AUGUST 27: The TikTok logo is displayed outside a TikTok office on August 27, 2020 in Culver City, California. The Chinese-owned company is reportedly set to announce the sale of U.S. operations of its popular social media app in the coming weeks following threats of a shutdown by the Trump administration. (Photo by Mario Tama/Getty Images)


“Lasciate perdere, questa piattaforma non fa per voi. Qui funzionano solo balletti e canzoni. Tornate in televisione”. Parola di Elisa Esposito, la “prof del corsivo”, la 20enne che con la trovata del parlare strascicato ha di recente festeggiato il milione di follower sul social cinese. E non basta. “Sparite da questo social. Ma davvero pensate che col fatto che vi mettiamo like significa che vi votiamo? Tranquilli, vi stiamo solo prendendo per il c…”, è il gentile benvenuto di Emma Galeotti, 19enne creator che va per la maggiore su TikTok. Sì, è di questo che si parla. Della piattaforma made in China presa recentemente d’assalto dai nostri leader politici in cerca di consenso presso la “generazione Z”.

Gli ultimi, in ordine di tempo, a varcare la soglia del futuro sono stati Silvio Berlusconi e quello che da tutti viene sempre considerato il suo naturale erede, Matteo Renzi. Con diversi accenti e sfaccettature, il Cav e l’ex Rottamatore si sono rivolti agli under 30, target primario del social. Senza rinunciare al giacca e cravatta di ordinanza, Silvio ha stirato il sorriso promettendo ai giovani attenzione e soldi; Matteo, dal canto suo, ha ricordato di non essere solo ex premier ma anche già Sindaco di Firenze, arbitro di calcio e… capo boy scout. Ma stando alle reazioni (“E che ci fai anche tu su TikTok? Ci mancavi solo tu…”, uno dei primi post di risposta) il risultato non è stato granchè.
Il pioniere di TikTok tra i leader è stato senza dubbio Matteo Salvini, che ha preso la via della Cina già nel 2019, addirittura nel pre-lockdown, ed oggi può utilizzare con gli avversari il sarcasmo di chi la sa lunga. “Ho visto che Calenda ha qualche migliaia di persone che lo seguono, bene. Noi, ieri sera, eravamo 530 mila, perché le cose non le improvvisi”, ha risposto a chi gli chiedeva cosa ne pensasse del recente sbarco del leader di Azione, che proprio simpaticissimo non gli sta. E giù una lezioncina di comunicazione social: “Su TikTok non ci sono solo i 14enni che fanno balletti. Io tutte le sere a mezzanotte sono in diretta su TikTok. Non è che vai su TikTok fai il balletto e sei a posto. A me serve perché raccolgo idee”. Prova a dirlo alla “prof del corsivo”…

Ma perché tutti questi sforzi, col rischio di farsi prendere per i fondelli via social? Solo per la voglia di un sano lifting comunicativo? No, ovviamente. Il motivo è un altro, e pure comprensibile. Anzi, strategico. L’Istituto Cattaneo certifica che tra la massa degli indecisi, qualcosa come il 35-38% degli aventi diritto al voto, una grande fetta è rappresentata proprio dai giovani 18-30. Che, se convogliati da una parte piuttosto che dall’altra, avranno il potere, se non di ribaltare l’esito della consultazione, almeno di modificare i rapporti di forza tra i partiti, cosa assai rilevante nel dopo-voto, quando la partita per Meloni e soci sarà molto complessa da gestire.

E allora, come al solito, per comprendere i motivi delle scelte, basta ascoltare le dichiarazioni di Enrico Letta, che proprio non ce la fa a nascondere i suoi obiettivi segreti: “I sondaggi dicono che il 40% circa degli italiani non vuole votare o non ha deciso, noi stiamo parlando a quelli, conto moltissimo sui 18enni”, si è lasciato scappare, inaugurando a Milano la campagna elettorale al fianco di Carlo Cottarelli. E allora vai con TikTok, ma non col faccione del segretario (“niente maschere pirandelliane, gli altri sembrano boomers imbucati alle feste dei 18enni”, dicono dal Nazareno). Meglio il sorriso più giovanile di Alessandro “ddl” Zan, quello dei diritti negati, che funziona meglio con i giovani scontenti e arrabbiati.Ovviamente sul social ideato a Pechino anche Giorgia Meloni è sbarcata da un po’ di tempo. D’altronde la sua comunicazione rassicurante, quel “sono una donna, una madre, una cristiana” e via di seguito sembra fatto apposta per compiacere il sentiment giovanile. Effetto vicina di casa, l’avrebbe definito Gianni Pilo, il primo storico guru dei sondaggi di Silvio Berlusconi, all’epoca della discesa in campo. Insomma, un vero e proprio assalto alla baionetta al social dei “giovani”. Tanto che TikTok, conoscendo i suoi polli, ha avviato una serie di accorgimenti per monitorare la trasparenza delle informazioni che vengono veicolate. Un vero e proprio “Centro Elezioni” dedicato all’Italia, e vedi se non ci dobbiamo sempre far riconoscere.

Ma tant’è, la battaglia ha una sua motivazione forte, ne va del futuro degli stessi partiti, chiamati a gestire il combinato disposto di due eventi epocali: la riduzione del numero dei parlamentari e la possibilità che anche i 18enni possano votare per il Senato, come da legge approvata lo scorso anno. Un investimento, insomma. Anche perchè, a ben vedere, dal contatto con i frequentatori di TikTok, sfottò a parte, può scaturire anche qualche buona idea per la campagna comunicativa dei partiti. Salvini ne è praticamente certo: “Ad esempio, la proposta di eliminare il numero chiuso per medicina e le facoltà sanitarie e scientifiche arriva anche dai social, dagli studenti”.

E allora chissà che non abbiamo ragione gli spin doctor che hanno consigliato ai leader di buttarsi nell’agone di TikTok. Potrebbero guadagnare qualche voto. A patto di non fare i permalosi.


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