Editoriale

La nostra Identità

di Adolfo Spezzaferro -


La nostra identità di cittadini e nel nostro caso di giornalisti. La nostra identità nel senso del giornale che da oggi ho l’onore di guidare insieme alla nostra squadra di donne e uomini davvero tenaci e capaci. Come cittadini e come giornalisti dobbiamo sempre tenere a mente chi siamo e da dove veniamo. Sono giorni delicati questi, con il ritorno degli “utili idioti” della sinistra che se la prendono con le forze dell’ordine, viste – in una semplificazione furbetta e facilona – come “di destra”. Ma solo perché al governo c’è la Meloni. Come se le manganellate dei governi di dieci anni e oltre di Pd e alleati vari fossero salvifiche, tonificanti, rispetto a quelle brutte e cattive delle “guardie” dei governi Berlusconi prima e ora dell’esecutivo guidato dalla leader di FdI. Come cittadini sappiamo che le forze dell’ordine tutelano la nostra sicurezza, indistintamente dal colore politico. Come giornalisti abbiamo la memoria lunga e l’onestà intellettuale per non cadere nel tranello di chi si straccia le vesti tirando in ballo la libertà d’espressione e di manifestare. Qui nessuno impedisce agli studenti di esprimere dissenso o solidarietà, a seconda dei casi. Come ha spiegato il ministro dell’Interno, basta restare nel rispetto delle regole e non ci saranno cariche da parte delle forze dell’ordine né men che mai forme di repressione anti-democratiche. Anche perché – a riprova del rispetto delle regole a partire dalle istituzioni – chi sbaglia paga, pure in Polizia, come nel caso della dirigente rimossa dopo gli scontri di Pisa.
Però vale sempre pure la regola che se uno sbaglia non significa che tutti i poliziotti sono “cattivi”. L’assalto a Torino a una volante con a bordo un pluricondannato, anche per stupro, da parte degli anarchici è l’immagine plastica di quello che sta succedendo. Se in una città italiana i poliziotti manganellano gli studenti ciò non significa che in un’altra città allora è lecito, giustificato attaccare altri poliziotti, per di più per liberare un immigrato con 13 condanne che era stato pure espulso. Non ha alcun senso. Ma purtroppo è un caso per ora sì isolato che potrebbe però essere il prodromo di una nuova stagione di “attacchi al sistema”. Occasione ghiotta per l’opposizione, decisamente a corto di idee (oltre che di programmi).
Ecco perché, visti i rischi gravi di un ritorno di un clima di violenza e di sfruttamento politico parlamentare della protesta portata in piazza dai cosiddetti extraparlamentari, la nostra identità di giornalisti equidistanti ci impone di suggerire “calma e gesso” a tutti. A partire da chi, tra i nostri colleghi degli altri giornali, in malafede e totale disonestà intellettuale parla di giornalismo di regime nei confronti di chi non sta dalla sua parte (ossia contro il governo di centrodestra).
Noi stiamo con la verità. E’ questa la nostra identità. Nel giornalismo nostrano purtroppo ci sono casi di auto-censura da parte di chi è paludato proprio di suo perché, mutuando un celebre proverbio – “Amicus Plato, sed magis amica veritas” – la verità è amica, ma la pecunia e il potere ancora più amici. Il nostro giornale è cresciuto, oggi cammina con le sue gambe, totalmente libero, dopo essere stato allevato e guidato da un direttore e un condirettore che lasciano un doppio spazio da colmare. Nel nostro piccolo, quello spazio lo riempiremo con gioia e ardimento, per ribadire che L’identità è nostra.


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