Politica

La nostra politica con 50 sfumature di grigio

di Michele Gelardi -


Il grigio ha 50 sfumature, ma sempre grigio rimane. Che sia al governo la destra o la sinistra, da decenni la vita pubblica italiana veste di grigio. Le sfumature cambiano, ma il grigiore dominante, espressivo di mediocrità e italico “tirare a campare”, permane sempre e comunque. Gli italiani l’hanno capito e hanno smesso di fare figli, avendo perduto speranza e ottimismo. Quali le cause? Non è facile rispondere. Tra i molteplici fattori, ne evidenzio uno, che non è un’esclusiva italiana, ma nel nostro Paese ha assunto particolare rilevanza: la commistione politica-burocrazia. L’organo politico ha rinunciato ad esercitare il potere amministrativo e anche legislativo, sicché la burocrazia ha invaso il campo della politica e la convivenza si è tinta di grigio. La palude burocratica spiega buona parte del declino italiano; basta mettere a confronto l’idealtipo “politico” e quello “burocratico”.
Il politico deve cercare il consenso, con la capacità suggestiva dei suoi programmi politici. È necessario che prometta qualcosa. Perfino il despota ha bisogno di consenso intorno a sé (non elettorale, ma cortigiano e popolare) e, per conquistarlo, deve indicare una meta, un obiettivo da raggiungere. Deve suggerire e prefigurare il futuro. Inoltre il politico è (o si dice) interessato alle sorti, attuali e future, degli interlocutori. In questo senso, si può dire che il programma politico è necessariamente “lungimirante” e si veste di rosa, almeno nella fase della prospettazione e della suggestione. Al contrario, l’attività burocratica non è fondata sul consenso dei destinatari; per questa ragione, non promette alcun domani, non è suggestiva, né accattivante. È anche necessariamente stereotipata e ripetitiva, anonima e impersonale. Il burocrate vive nel mondo dei certificati e dei moduli prestampati; non interloquisce coi destinatari dei sui atti; sicché l’azione burocratica è neutra e disinteressata, non guarda lontano nel tempo, ma non guarda nemmeno vicino, perché non conosce la faccia dei destinatari; è distaccata dal mondo circostante, dai cui interessi sembra rifuggire. Orbene, il disinteresse e il grigiore burocratico si sono impossessati dell’Italia. Nel 1993 avevamo già l’apparato burocratico più elefantiaco e invasivo del mondo occidentale. Il D. L.vo n. 29 di quell’anno ha posto la ciliegina sulla torta. Le figure apicali degli apparati amministrativi hanno assunto il potere di firma che prima apparteneva all’organo politico. Si è realizzata una sorta di spoil system all’amatriciana, differente da quello anglosassone: lì il politico sceglie i suoi collaboratori, i quali non firmano; qui il politico sceglie il soggetto che, firmando, assume la responsabilità degli atti; dunque ha il privilegio di scegliere il suo stesso capo. Accade così che il ministro Toninelli, appartenente al partito politico antiTAV (5 stelle), possa giustificare il provvedimento ministeriale proTAV, dichiarando che non è stato lui a firmarlo. È il paradosso della politica “irresponsabile”, che lascia comandare i burocrati “responsabili”, ma invisibili. Qualcosa di simile accadde all’aristocrazia siciliana, che, sulla via della “deresponsabilizzazione”, perse il potere in favore dei gabelloti. E perfino il potere legislativo appartiene più ai burocrati che ai politici. Le norme primarie promanano, per il 99%, da decreti (DPR, D. L.vo, DL) o da leggi di conversione di decreti legge. In breve, il Parlamento ratifica, non legifera. “Mille proroghe” non possono certo prendere corpo nelle aule parlamentari; sono partorite nei corridoi ministeriali da burocrati, il cui ufficio consiste nel perpetuare il passato. A ciò si aggiungono gli atti normativi dell’Unione sovietica europea, il cui vero organo legislativo è la burocrazia della Commissione, non elettiva. Solo l’Italia li ha solennemente dichiarati, con norma costituzionale, di rango superiore alle proprie leggi. In conclusione, la politica, per vie interne ed esterne, si è progressivamente subordinata alla burocrazia, anonima e oscura, per sua natura non “lungimirante”, e gli italiani hanno perso la speranza.


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