Trump ha chiesto lo stop in Europa all'acquisto di petrolio russo e forti pressioni economiche sulla Cina
Il vertice della “Coalizione dei Volenterosi” a Parigi ha ridotto ulteriormente le possibilità di arrivare alla pace in Ucraina. Nella capitale francese è prevalsa la linea di chi ha lavorato ostinatamente per azzerare i risultati del vertice in Alaska tra Putin e Trump. Il più grande “sconfitto”, al momento, è proprio il tycoon, sempre meno credibile a causa dei suoi frequenti cambi di orientamento. Il presidente russo, “riabilitato” come interlocutore proprio dal presidente statunitense ad Anchorage e rafforzato dall’alleanza con il leader cinese Xi Jinping che a Tianjin e Pechino ha dimostrato di poter ricoprire un ruolo primario in un polo geopolitico ed economico alternativo a quello occidentale, difficilmente potrà accettare ciò che è stato deciso.
L’intesa e i distinguo sul contributo alla sicurezza ucraina
“Ventisei Paesi hanno firmato per contribuire alla sicurezza dell’Ucraina dopo un cessate il fuoco o un accordo di pace con la Russia”, ha annunciato il presidente francese Emmanuel Macron. “Oggi 26 paesi si sono formalmente impegnati – altri non hanno ancora preso posizione – a schierare truppe in Ucraina come ‘forza di rassicurazione’, o a essere presenti a terra, in mare o in aria”, ha dichiarato Macron ai giornalisti dopo l’incontro degli alleati di Kiev, aggiungendo che “questa forza non mira a dichiarare guerra alla Russia”.
Com’è nel suo stile, l’inquilino dell’Eliseo ha anticipato le mosse degli altri. Interpellato sulla partecipazione in particolare di Italia, Germania e Polonia, ha risposto che “fanno parte dei 26 contribuenti, ciascuno dei quali ha una sua modalità di intervento”.
Il sostegno americano e il suo costo
Il sostegno americano alle garanzie di sicurezza, sponsorizzate dall’Europa, sarà finalizzato “nei prossimi giorni”, ha assicurato il presidente transalpino. Come “moneta di scambio” Trump ha chiesto lo stop in Europa all’acquisto di petrolio russo e delle forti pressioni economiche sulla Cina.
“L’intenzione è chiara: porre fine a questa guerra il prima possibile e aprire la strada a negoziati diplomatici, garantendo al tempo stesso la sicurezza a lungo termine dell’Ucraina”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Per Zelensky, “un esercito ucraino forte è l’elemento centrale delle garanzie di sicurezza”.
Commentando l’ipotesi di un faccia a faccia con il suo omologo russo, Zelensky ha fatto sapere che “un incontro con Putin è necessario”. Confermati tutti i paletti: “Ritengo che, se si vuole far fallire un incontro, si proporrebbe di farmi andare a Mosca. Ma se la Russia parla di incontro, è già un primo passo”.
La posizione di Giorgia Meloni
Dopo la ‘call’ con i Leader dei Paesi Volenterosi, il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni – si legge in una nota di Palazzo Chigi – ha partecipato a un collegamento telefonico con il Presidente degli Usa, “nel quale sono stati condivisi gli esiti della riunione della mattina ed è stato riaffermato il senso di unità nel ribadire l’obiettivo comune di una pace giusta e duratura per l’Ucraina”.
Meloni “ha nuovamente illustrato la proposta di un meccanismo difensivo di sicurezza collettiva, ispirato all’articolo 5 del Trattato di Washington, quale elemento qualificante della componente politica delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina”. Nel ribadire “l’indisponibilità dell’Italia a inviare soldati in Ucraina, il Presidente Meloni ha confermato l’apertura a supportare un eventuale cessate il fuoco con iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini”.