Salute

LA PAGELLA DELLA SANITÀ. SUD ZERO IN CONDOTTA

di Eleonora Ciaffoloni -


Alla conta delle pagelle sull’adempimento dei Lea (Livelli essenziali di assistenza), sono poco più della metà le Regioni e le Province Autonome che sono risultate promosse. Solo 11 (sul totale di 21) hanno passato “l’esame” derivato dall’analisi condotta dalla Fondazione Gimbe su commissione del Ministero della Salute. Per farlo, il dicastero di Schillaci ha pubblicato il “Monitoraggio dei Lea” attraverso il Nuovo sistema di garanzia (Nsg), che valuta 22 indicatori, suddivisi in tre aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera.

REGIONI SU REGIONI GIÙ

I territori che risultano adempienti sono Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia autonoma di Trento, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto. Le non adempienti con punteggio insufficiente in una sola area sono Abruzzo, Liguria, Molise e Sicilia; quelle insufficienti in due aree di valutazione sono Basilicata, Campania, Provincia Autonoma di Bolzano, Sardegna e Valle d’Aosta; a chiudere la Calabria con inadempienza in tutte e tre le aree di valutazione. Da notare però, ci sono alcune differenze: se alcune Regioni occupano posizioni simili nelle tre aree, documentando livelli omogenei di adempimento (o non adempimento) per altre è evidente una forte variabilità delle performance tra le aree. In particolare, alcune Regioni si collocano in posizioni identiche nelle tre aree, come Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, mentre altre Regioni occupano posizioni molto diverse nelle tre aree. Ad esempio, l’Umbria è in prima posizione per la prevenzione, in dodicesima per l’area distrettuale e in undicesima per quella ospedaliera; la Liguria in settima posizione per l’area distrettuale, in quattordicesima per quella ospedaliera e in diciannovesima per la prevenzione; la Lombardia è in terza posizione per l’area distrettuale, in quinta per quella ospedaliera e in quattordicesima per la prevenzione; la Provincia autonoma di Trento è in prima posizione per l’area ospedaliera, in terza per la prevenzione e in decima per l’area distrettuale.

IL GAP DEL TERRITORIO

In ogni caso, differenze o meno, l’inadempienza è allarmante per quasi la metà delle Regioni: ma l’elemento che salta all’occhio è di certo quello del divario netto tra il Nord e il Sud del Paese. Anche il Gimbe, infatti, evidenzia tra le parti “enormi disuguaglianze”. Un gap, quello tra settentrione e Mezzogiorno, che viene confermato ancora una volta: quasi tutte le regioni non adempienti fanno parte della parte meridionale del Paese: l’unica a salvarsi tra le adempienti è la Puglia. È vero che i dati si riferiscono al 2020, e che “il lancio della nuova ‘pagella’ proprio nell’anno della pandemia restituisce risultati inevitabilmente condizionati dalla gestione dell’emergenza Covid-19” ha detto il presidente Gimbe Nino Caltabellotta. Ma nonostante la differente presenza di casi Covid e di crisi delle strutture, con la pandemia che aveva colpito con maggior forza le Regioni del Nord, è stata confermata la differente “resilienza” dei territori del Nord rispetto a quelli del Mezzogiorno condizionata, dice Gimbe, “dalla qualità dele sevizio sanitario regionale pre-pandemia”.

LA NUVOLA AUTONOMIA

Numeri che mettono timore non solo in termini di mancanza di prestazioni sanitarie ed essenziali, ma anche per le prospettive future in tema della fantomatica Autonomia differenziata. La situazione attuale (anche se fotografata al 2020) è molto complessa e andrebbe valutato il contesto in cui molti servizi sanitari pubblici si trovano nel proprio territorio di riferimento. Se, come dai dati emersi, solo metà delle Regioni si trova con i “conti” a posto, il rischio è quello di aumentare il gap tra Nord e Sud e creare non solo maggior squilibrio tra le parti, ma anche veder venire meno il diritto dei cittadini ad essere curati e assistiti– come si deve – a casa propria. E non si parla di possibili differenziazioni che porterebbero a disequilibrare il Sistema Sanitario Nazionale, ma di un sistema che ne porterebbe al mantenimento degli stessi problemi, e non a risoluzione di essi. Perché se i cosiddetti “Lea” sono già in parte – se non in toto – risultati insufficienti, cosa ne sarà dei “Lep” (Livelli essenziali di prestazione)? Se con l’Autonomia il processo di erogazione dei Lep andrà monitorato, valutato e definito in base ai Lea, potrebbe diventare ancora maggiore lo squilibrio tra Nord e Sud e anche i Lep potrebbero risultare “non adempienti”.
A cogliere l’allarme Anna Lisa Mandorino, di Cittadinanzattiva: “Ci sembra evidente che la riforma dell`autonomia differenziata o peggio ancora del regionalismo asimmetrico è un provvedimento nato vecchio che non fotografa la complessità della situazione in cui versano i servizi sanitari pubblici sul territorio ma che sarebbe il colpo di grazia per la tenuta del SSN”. E fa un plauso all’Anci: “hanno fatto bene a bloccare il dibattito, chiedendo più tempo su argomenti così impattanti per l’assetto istituzionale della nostra Repubblica”. L’iter si prospetta lungo, ma nel frattempo le soluzioni scarseggiano.

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