La patrimoniale come una sveglia rotta
La sinistra torna alla carica ancora una volta con la tassa patrimoniale. Questi signori dell’opposizione sembrano degli orologiai un po’ autistici che aggiustano di continuo sempre la stessa sveglia rotta. Non funziona, ma si ostinano. E per loro la sveglia, infatti, non suona. Però vorrebbero suonarla al Paese. Il leader della Cgil aspirante leader dell’opposizione Landini invoca il “contributo di solidarietà ai ricchi”. L’evanescente segretaria Pd Schlein recita il suo mantra.
Bonelli, Fratoianni e Conte, gli estremi, le ali (come quelle di un pollo) ci mettono il contorno emotivo: i poveri, le disuguaglianze, le lacrime. Sempre la stessa litania. Una sola ricetta: prendere a chi ha per distribuire a pioggia, sperando che il consenso germogli come i pomodori in serra. Il solito vizio dei comunisti: distribuire equamente eventuali ricchezze per non produrne mai più di nuove. La premier Meloni ha detto una cosa che più facile da capire non si può: con la destra al governo, la patrimoniale non si fa. Punto. E questo manda ai pazzi la povera opposizione, che si avvolge disperata nella bandiera della patrimoniale.
L’unico orizzonte politico rimasto (insieme all’antitrumpismo, l’antifascismo e la fascinazione di turno per i Mamdani di passaggio) a chi non ha più idee per far crescere l’economia, che vuole solo tassarla. Schlein parla di pressione fiscale “al massimo degli ultimi dieci anni”. Peccato che il grosso degli anni in questione c’era il suo partito, al governo. Diciamolo, la sinistra di tagli, snellimenti, riforme vere non ne ha fatti. Ora questi sinistri figuri scoprono la sofferenza del ceto medio. La cosa più curiosa è che alcuni giornaloni antigovernativi parlano di aiuti ai ricchi. Ora il ceto medio è diventato ricco, solo perché al governo non c’è il partito della Ztl (quello dei ricchi veri, per capirci).
E poi c’è la Cgil, che invece di firmare contratti e fare il lavoro da sindacato, preferisce piazzare gazebo e megafoni. E indire il solito sciopero del venerdì. Landini si presenta come tribuno dei poveri, ma non spiega perché lo Stato dovrebbe punire chi ha costruito aziende, risparmiato, investito, lavorato. Chi crea ricchezza, per loro, è automaticamente sospetto.
La patrimoniale è un messaggio culturale prima ancora che fiscale: chi ha deve vergognarsi di avere. Come se la ricchezza fosse rubata, mai meritata. Come se crescere fosse immorale. Il governo Meloni ha scelto una strada diversa: ridurre gradualmente l’Irpef, sostenere il lavoro, favorire chi produce. Non è nulla di rivoluzionario, per carità. Ma è una direzione chiara: lo Stato non deve essere un esattore con la mano in tasca ai cittadini. La verità è semplice: la sinistra vuole l’Italia ferma, povera, risentita. Il centrodestra vuole un Paese che cresce. E chi cresce non tassa la speranza. La alimenta.
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