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La pesca della discordia: perché vince lo spot di Esselunga

di Domenico Pecile -


Una bimba, una madre e un padre separati e una pesca di Esselunga. Sono gli ingredienti di quello che è già stato ribattezzato come lo spot della discordia. Il perché è presto detto e lo si evince dal video che è già diventato virale e ha scatenato un acceso dibattito che, come sempre avviene nel Belpaese, ha investito anche il mondo della politica. Due minuti di cortometraggio girato a Milano. Dunque: una bimba sta facendo la spesa con la mamma in un punto vendita di Esselunga. La figlia prende una pesca che alla fine regalerà al padre dicendogli che è un regalo della mamma, facendo capire che si tratta di un trait d’union, uno stratagemma che la figlia usa nella speranza che i genitori decidano di ricongiungersi.

Non solo, ma lo spot fa trasparire la sofferenza della bambina per la situazione che sta vivendo. E in perfetto stile italico, il caso diventa politico e i commenti hanno creato due “partiti”: quelli che hanno apprezzato lo spot, tra cui anche il premier Meloni, e gli altri che lo condannano perché, a loro dire, colpevolizzerebbe le famiglie con genitori separati. Il premier su uno dei suoi profili Facebook ha scritto: “Leggo che questo spot avrebbe generato diverse polemiche e contestazioni. Io lo trovo molto bello e toccante”. Non lo avesse detto. I detrattori si scagliano contro il premier, accusandolo di partigianeria a favore della famiglia indissolubile e tradizionale. “Non si è mai visto un presidente del Consiglio – ha commentato Angelo Bonelli, deputato di Verdi-Sinistra – intervenisse su uno spot pubblicitario facendo tweet e post sui social e, di fatto, facendo pubblicità a una società privata. Nei supermercati ci sono anziani che comprano due fette di prosciutto perché tra pensioni basse e aumento dei beni di prima necessità la situazione è drammatica. Meloni, spegni la Tv e occupati delle famiglie italiane”. Una delle controrepliche è affidata ad Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, secondo cui “lo spot di Esselunga piace perché peraltro dà una rappresentazione della realtà in cui la genitorialità prevale su tutto, imbastire una polemica su una cosa del genere è incredibile.

Dovremmo occuparci dei videogiochi violenti che circolano tra i ragazzini e che sono dannosi”. Più che una pubblicità per un supermercato sembra una pubblicità progresso contro il divorzio, sostengono ancora i detrattori. Insomma, basta scorrere alcuni delle migliaia di commenti che scorrono in rete come impazziti. Ecco alcuni commenti positivi: “Questo spot è un’opera d’arte: appassionante coinvolgente emozionante”. Oppure: “Grazie per avere dato spazio ai figli dei genitori separati, “costretti” il più delle volte a vedere solo ed esclusivamente scene di famiglie unite. La dura realtà dei tempi che cambiano, senza tralasciare la magia che resta negli occhi di tutti i bambini”. Insomma, non solo più “la famiglia del Mulino Bianco, ma uno spaccato di vita reale di moltissime (ex) famiglie”. Di contro, si legge: “Per me lancia un messaggio sbagliato sul divorzio, sul ruolo dei figli e sulla riconciliazione”, si legge su Instagram. Anche perché: “Un bambino figlio di separati ha già sofferto abbastanza. Io sono separata e spero che i miei figli non vedano mai questo spot”.

Il vero vincitore di questa ennesima, sterile querelle è lo spot medesimo. È vero che da sempre la famiglia è il cuore di molte pubblicità, visto che è l’unità principale dei beni da consumare, ma nella fattispecie si può dire a ragione che Esselunga abbia fatto davvero Bingo. Già, ma come ha giustificato la scelta di questa pubblicità? “Con il film la pesca si è voluti porre l’accento sull’importanza della spesa – ha fatto sapere con una nota – che non viene vista come solo un acquisto, ma descritta come qualcosa che ha un valore più ampio”. E poi di seguito: “Dietro la scelta di ogni prodotto c’è una storia. Il soggetto rappresenta solo una delle molte storie di persone che entrano in un supermercato. Nelle campagne in affissione ci sono altri soggetti, amiche gustano una barretta di cioccolato mentre chiacchierano, una nonna che prepara la torta con il suo nipotino”. Parole evidentemente scontate.

Da un punto di vista del marketing, la realtà è che lo spot è stato confezionato molto bene e, perché no, è furbo perché centra uno dei principali obiettivi e cioè scatenare le critiche, le controcritiche, le indignazioni, i litigi, le dietrologie, gli incubi complottisti, gli sfoghi d’ira e di rabbia che offrono il fianco a dispute rigorosamente made in Italy da Guelfi e Ghibellini. Dunque, l’ennesimo tormentone pubblicitario, una trovata in grado di intorpidire ulteriormente le acque, già vischiose di loro, di ogni dibattito che sfiora o si addentri in temi politici? Sarà, ma come la mettiamo con il detto “tra moglie e marito non mettere il dito”?


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